Ieri mi sono proprio divertito. Come sempre, è successo in una occasione a cui non volevo prendere parte. Mi hanno "obbligato" a fare un po' di campagna elettorale. Non la facevo da secoli, non la volevo fare manco ieri. Appena siamo arrivati al gazebo del Pdl e visto il materiale che c'era da distribuire, ci siamo rifiutati. Tristissimi volantini con frasi patetiche del "magnifico leader" che hanno proprio rotto le palle a tutti nella loro insignificanza. Slogan triti e ritriti che non fanno più presa manco su un gatto morto. Così siamo andati a recuperare altro materiale. L'articolo di Giorgio Vittadini, ad esempio, e un altro volantino fatta da nostri amici che non mi faceva proprio impazzire, ma era certo meglio di quanto proponesse il Pdl. Così ci siamo messi in mezzo a questa casba che era il mercato di ieri in via Farini. L'80% di quelli che passavano erano extracomunitari, cinesi, rumeni, africani. Ovviamente tutta gente che non vota. C'erano però anche degli egiziani copti, troppo simpatici. Oltre a congratularmi per la loro bella rivoluzione, sono tutta gente che vota: "Moratti, perché gli islamici votano tutti a sinistra", dicevano. Ah ecco. Poi c'erano un sacco di sostenitori di Pisapia. Loro stessi ci dicevano che venivano appositamente dalla Toscana, viaggio "organizzato", per fare campagna per il candidato del centrosinistra di Milano. Bella roba. Della serie, sono quelli del Pdl che pagano per avere dei sostenitori. Alcuni erano un autentico flashback. Donne sui 50 anni, vestite ancora da femministe anni 70: sembrava avessero scoperchiato una sorta di "Ritorno al futuro". Molti però erano simpatici, non credete a tante balle sullo scontro che ci sarebbe in questi giorni a Milano. Con un ingegnere quarantenne che girava con una bicicletta con su la bandiera Vota Pisapia ho parlato quasi mezz'ora. Un bel tipo. Mi ha quasi convinto a votare Pisapia. In realtà è davvero difficile sostenere le ragioni di Letizia Moratti. Ne ha davvero pochissime. Un sessantanne incazzato che mi diceva di aver votato 40 anni Democrazia Cristiana mi urlava che non avrebbe mai più votato per la Moratti, perché "a Quarto Oggiaro e in periferia non ha mai fatto niente". E' vero. Come fai a dirgli che non è vero? L'ingegnere poi era un piccolo imprenditore incazzato perché non era mia stato aiutato dal comune. Altro che comunisti, la gente ha esigenze reali, è la vita che conta. Una ragazza comunque mi ha mandato a quel paese. Carina, look da centro sociale, mi si è avvicinata sorridendo e ha cominciato a mitragliare. "Fate schifo Fate schifo Fate schifo Fate schifo Fate schifo". E poi: "Venite qui a intontire i vecchi rimbambiti per farli votare Berlusconi". Ovviamente mi è andato subito il sangue alla testa. Ecchecazzo. Le ho detto. "Ocio, che stai parlando da razzista, stai dando del rimbambito agli anziani, brutta razzista". Perché è così: chi non vota secondo quello che certa gente pensa sia giusto, è per forza di cose un rimbambito e un coglione. Magari mettiamoli nelle camere a gas questi vecchi rimbambiti che non vogliono capire come diventare intelligenti. Poi c'era una signora che girava con un cane in braccio e una coppia della Padania aperta e urlava: "Vedrete come starete bene con Pisapia!!". Insomma, avrete capito, era un vero manicomio. Ho fatto amicizia con un venditore ambulante argentino che vive in Italia da vent'anni e che si lamentava di non aver diritto al voto e che la Moratti non aiuta i venditori ambulanti. Mi ha invitato ad andare a trovarlo alla Fiera di Senigallia. Ci andrò. Alla fine di tutto, è sempre bello incontrare la gente e guardarli negli occhi e farsi mettere alla prova. Perché noi, prima di partire a volantinare, ci siamo messi lì a discutere per capire cosa potevamo di dire di intelligente alle persone. Niente di che, solo le nostre vite, mica la politica. La politica non salva la vita, la città perfetta che sogna Pisapia semplicemente non esisterà mai. Io ho parlato di banco alimentare, di scuole paritarie, di desiderio di felicità. E oggi so meglio che cosa vale per me. Né la Moratti né Pisapia. Un Altro, è quello che mi interessa, e poterlo incontrare ogni istante, anche volantinando. Come dice pigi oggi sul IlSussidiario.net: "Ma pochi hanno potuto presentarsi in piazza o in un mercato dicendo che l’ideale è una cosa concretamente davanti agli occhi, è una persona fisica che può prendere nota di un numero di telefono e richiamare perché lo sconosciuto cui si è dato il volantino ha un problema e si vuole risolverlo insieme; cominciando da subito e non rimandando al cambiamento dell’assetto istituzionale e politico. E non dimentichiamo che molta sinistra centralisticamente pianificatrice, giustizialista o urlante è nemica di una politica fatta così". E ancora: "Nella propria vita personale, poi, può succedere di dare un assenso ritenuto reale ai principi e ai valori cristiani e dopo scoprire che dietro di essi non è rimasta l’umanità viva che continuamente li rigenera e propone. Allora ci si sente come Barabba che vive perché quell’uomo gli ha donato la libertà ed è però irrimediabilmente lontano. Invece può ripresentarsi di nuovo. Magari con la faccia di un umile schiavo frigio o di un ragazzo che offre un volantino elettorale a un mercato". Uhm. Ieri è stato proprio così.
Oggi, ancora una volta, una delle tante volte....
un altro ospedale, un altro dei tanti ospedali.....
Abbiamo raccontato dei nostri figli, del "loro modo di stare al mondo" insieme con noi, nella vostra scuola, tutti i giorni di questi anni.
Non abbiamo chiesto loro di validare, di esaminare quanto e come è stato fatto, abbiamo semplicemente detto "come vivono" e "come stanno" a scuola durante le loro giornate.
Abbiamo ricevuto approvazione, ammirazione, grande considerazione per quanto e per come è stato fatto. Con professionalità, con attenzione al bisogno, al loro bisogno è stato cercato, dove altre figure competenti avrebbero dovuto e potuto cercare.
Non volevamo trovare la validazione del vostro operato, al quale del resto siamo "passivamente abituati", ma oggi ci siamo sorpresi a pensarci, richiamati fortemente a questo dallo stupore di queste persone.
Un grazie, semplice, semplice nulla di più.
Per essere stati "Soli insieme con noi".
Per la felicità, la serenità di Andre e Benny, felicità e serenità che loro hanno regalato a noi tutti, che oggi eravamo in quella stanza grigia a guardare al loro Destino.
A tutti un abbraccio
Milva e Flavio
lungo la parte più assurda della curva
saldamente incollato
su questa traiettoria
ad occhi chiusi vinco
la vertigine il vuoto la mia storia
Alberto Caccaro (Missionario del PIME)
Come dice bene John Waters nel suo imprenscindibile libro, Lapsed and Agnostic, l'ateo è fondamentalmente un cristiano arrabbiato. Deluso, anche. Un cristiano che vorrebbe il cristianesimo - e la Chiesa soprattutto - così e cosà, che magari ha anche vissuto e visto cose brutte che lo hanno reso furioso verso la fede e chi la raprrsenta. Perché è impossibile non credere in Dio, è nella nostra natura, viene fuori da solo continuamente e continuamente lo ricacciamo, ce lofanno ricacciare, questo innegabile bisogno di Dio. Ogni gesto che facciamo infatti è mendicanza, è affermazione di un Altro che ci fa. Cose dette e ridette che solo per sforzo della volontà si negano. Lo diceva con il suo impagabile senso dell'umorismo anche Einstein: "Il caso è la via che Dio usa quando vuole restare anonimo". Per dire che il caso non esiste. Ma se l'ateo è un cristiano arrabbiato, il cristiano medio cos'è? Un cristiano annoiato. E dimentico. Ogni cosa è segno, segno di Altro, tutto parla e rivela l'Oltre. Quella natura miseramente fragile che ci costituisce ce lo fa dimenticare. Così oggi pomeriggio mentre mi trovavo al mio turno in redazione, in mille cose affacendato e pensando a quale bottiglia di rosso avrei stappato una volta giunto finalmente a tavola questa sera, squilla il cellulare. Sul display, un nome che non vi capitava sopra da moltissimi mesi, probabilmente un anno o poco meno. Ecco che irrompe l'imprevisto, e subito si accende un fanalino. La voce dall'altra parte del filo è calda, tenera e gioiosa. Già, soprattutto questo mi dà da pensare ogni (rara) volta che la risento. Gioiosa. E' la moglie del mio (nostro) amico Alberto, Cucciolo come lo chimavamo noi. Non c'è nessun motivo particolare per chiamarmi. Solo, aiutando la figlia a fare i compiti - Laura deve scrivere un compitino su Eminem, oddio ma che scuole sono le scuole moderne? - e allora lei, alla mamma, le sono venuto in mente. "Vites che è uno che di musica è un esperto". Gli auguri di Natale e di buon anno che non ci eravamo ancora fatti. La sua preoccupazione per sapere se avevo poi trovato lavoro (ecco non ci sentivamo da appena ero rimasto senza lavoro, un bel po'). La sua felicità nel sapere quale tipo di lavoro avevo trovato, "perché Vites non può fare il magazziniere, Vites deve scrivere". In tutto questo marasma gioioso del suo parlare, mi viene in mente in che mese siamo. Gennaio, come quel gennaio orribilmente freddo di sei ani fa quando Cucciolo era morto. Mi si chiarisce il motivo di questa telefonata - non che lei l'abbia fatto per questo, o forse sì, o forse sentiva che era il momento giusto per farla: per farmi ricordare, il cristiano dimentico. "Allora ci vediamo alla messa" dico io impacciato. "Sì, il 24, alle 18 e 30, a Dergano" dice lei. Ecco. I miei amici atei dicono che Dio non c'è, che nessuno può dimostrarne l'esistenza. Queste telefonate però ne dimostrano l'esistenza. Lui accade continuamente, ogni cosa accade per un motivo. Ogni cosa che accade è segno. Poi certo Lui si ritira discretamente e da lì subito scatta la libertà che solo Lui sa permettere, di riconoscere o far finta di niente. Di andare da una parte o dall'altra. Segno e libertà, non c'è niente altro di più o di meno nella vita. Ci vediamo il 24, alle 18 e 30, a Dergano, Cucciolo.
Maryam Fekry, egiziana, di religione cristiana copta, ha 22 anni. Come milioni di giovani come lei ha la sua paginetta sul social network Facebook. Qui, si fa chiamare Mariouma. Così la chiamano i suoi amici. E' una bella ragazza, nel fiore degli anni, come quel fiore, una rosa, che ha tra i capelli nella foto che ha scelto come suo ritratto su Facebook. La sera dell'ultimo dell'anno 31 dicembre 2010, si appresta ad andare alla messa di mezzanotte, nella chiesa dei santi Marco e Pietro, di Alessandria d'Egitto. Non come gli annoiati suoi coetanei d'occidente, che affogano la loro noia e solitudine nell'alcol delle feste di fine anno. Prima di uscire di casa, lascia un messaggio sulla sua pagina di Facebook, in inglese. Il messaggio è un saluto all'anno che sta finendo e un augurio per quello che sta per arrivare. "2010 is over.....this year has the best memories of my life....really enjoyed living this year......I hope 2011 is much better.......i hav so many wishes in 2011....hope they come true.....plz god stay beside me & help make it all true. :)". Un messaggio semplice specchio di una fede altrettanto semplice ma sincera: "Il 2010 è finito. Questo anno finito contiene i migliori ricordi della mia vita, in questo anno sono davvero stata felice. Spero che il 2011 sia ancora meglio. Ho tanti desideri per il 2011, ti prego Dio stammi vicino e aiutami a fare che diventino veri". Poche ore dopo la ragazza e i suoi sogni vengono spazzati via da una bomba assassina. Mariouma è una dei 21 cristiani massacrati e fatti a pezzi dall'odio dell'Islam fondamentalista. La foto di Mariouma racconta ancora della sua giovanile bellezza, con una rosa nei capelli. Con tutto lo spietato realismo che solo Internet sa mostrare, la pagina di Mariouma ancora oggi continua a mostrare i messaggi automatici che Facebook genera una volta che ci si iscrive a certe pagine, ad esempio l'oroscopo della ragazza morta che continua ad aggiornarsi ogni giorno. Ma ad essa, si aggiungomo anche i messaggi di cordoglio che in tantissimi lasciano sul quella pagina, anche in caratteri arabi, anche qualche musulmano. La sua testimonianza è divenuta simbolo del martirio dei cristiani copti in Egitto. Mariouma è la rosa d'Egitto, testimonianza di una fede, quella cristiana, che sola permette la libertà di tutti, delle altre religioni e anche degli atei. Mentre i cristiani, da Duemila anni, sono sempre uccisi per il loro amore alla libertà.
La lettera scritta da MAURIZIO CORA, che ha perso moglie e figlie nel terremoto dell’Aquila Caro direttore, ora che Natale lascia più spazio al silenzio, il Disagio chiede in giro il nome del negozio dove si vende il coraggio per continuare a vivere. Il Disagio non sa neppure da dove viene, né quanti anni ha: esiste e basta. Dinanzi a lui la domanda è se valga ancora la pena di continuare a lottare per esistere. Quando non avevo ancora i capelli bianchi, talvolta il Disagio bussava forte anche alla mia porta, ma subito veniva allontanato dall’amore sconfinato di mia moglie, dai primi sguardi azzurri delle mie bambine, dalle candeline dei loro compleanni, dalle canzoni dei Beatles, dalla brezza di primavera. Ma ora che il dolore non mi ha risparmiato e che il tempo mi ha accompagnato sino a qui, la Solitudine come una maestra severa nel mio deserto domestico mi interroga sul senso dell’esistere e mi affanno a cercare risposte. Ma oggi che ancora una volta è Natale e un piano lontano suona l’allegra malinconia di Grieg, mentre la sera ruba in fretta la luce dal giardino, quel misterioso bagliore della stella cometa risponde per me. (Maurizio Cora)