Credo, un giorno

21:12 / Pubblicato da Alessandro / commenti (4)


 
Ne avevamo passate tante insieme. Ricoveri di mesi e mesi, operazioni, una devastante. Un tentativo malriuscito, un esperimento.
Quello del giugno 2005 era il periodo più bello. Le prime camminate, le risate insieme, alla luce dei sei anni appena compiuti. Quando stava bene Simo era sempre allegro, pareva che gli strazi fisici fossero perle di una collana lucente da mostrare con gioia. 
Sembrava la quiete dopo la tempesta.
Eppure il 30 giugno la morte. Inattesa, fulminante. I disperati tentativi di rianimarlo, le mie labbra serrate alle sue, già fredde, in un impossibile volontà di soffiargli la vita.
Intravedo con gli occhi pieni di lacrime il suo viso, lo sguardo fisso sembra dirmi: -arrenditi papà, lasciami andare, lascia che si compia il mio destino.-
-Gesù non togliermelo, ti prego- ripeto per minuti interminabili.
E invece Simo và. Incontro al Destino.
Le sorelle, la mamma, tutti intorno a lui. Rimango li ad accarezzarlo per non so quanto. Vorrei sapere, vorrei capire. Vorrei riaverlo, non ho mai capito molto del "i figli vanno lasciati, accompagnati, sono dati, non si posseggono....", Simo è speciale non è la stessa cosa, cazzo. Non è la stessa cosa. Grido nel silenzio e pretendo. Ma è un silenzio pieno quello. Non è disperazione pura. E' li lo sento. Cristo è li. Ho l'illusione di non riconoscerlo, ma è impossibile. Non mi arrendo ma è lì per me non nonostante me.
Dopo cinque anni non ho ancora capito, ma non importa. Un giorno tutto sarà chiaro.
E' una Grazia averlo avuto, ne sono certo. Lo ripeto periodicamente, non come un disco incantato, io lo so perché.
E' tutto per un disegno buono ma la mia natura di uomo meschino fa a pugni, non si arrende. Ancora oggi.
A volte, mi sembra di non resistere, il cuore sembra lacerarsi ancora. Eppure mi viene da ringraziare di averlo avuto. Anche se mi sento sproporzionato, davanti alla Grazia mi sono sempre sentito sproporzionato.
La certezza di rincontrare Simo mi dà un senso di tenera speranza. Mi fa sentire abbracciato.
La mia perdurante, sciocca, ansia di sapere, di pretendere, di capire, almeno mi costringe a pensare a Cristo. A fare i conti con Lui. Non è forse una Grazia questa?
Mi immagino Simo a ridere un po' del suo papà, lo faremo insieme.

I santi non mormoravano

19:30 / Pubblicato da Alessandro / commenti (1)

C’è una costante nelle vite dei grandi santi. Gente diversa, di ogni tipo. Con idee diverse su molte cose. Addirittura su fronti opposti in diatribe teologiche infuocate. O di diverse fedi politiche, metodi di azione, giri di amicizie e fortune (o sfortune) sociali. Ma tutti questi tipi diversi hanno una cosa in comune. Non sopportavano il lamento. San Francesco come san Benedetto. Santa Francesca Cabrini come Giovanni Bosco, san Bernardo come Madre Teresa. Non solo era gente che non si lamentava - della aria fetida di Bombay o del fetore che talvolta alligna anche nella Chiesa. Ma s’arrabbiava pure se i loro fratelli e figli spirituali si mettevano a mormorare per qualunque motivo. Ai mormoratori, molti santi, come pure la Bibbia, dedicano parole di fuoco. Eppure di motivi per lamentarsi ce ne sono a bizzeffe. Dentro e fuori la Chiesa. L’invito a non mormorare è un tipico consiglio pratico, non solo morale. Molto ebraico, in questo senso. Se si mormora si perde tempo, invece di cambiare le cose che si pensa non vadano bene. Insomma, un dispendio di energie inutile. Roba pratica. L’avversione al lamento, insomma, non viene da una specie di conservatorismo - moltissimi di questi santi hanno fatto parecchio sommovimento e prodotto cambiamenti e innovazioni radicali - ma da una consapevolezza che mormorare contro l’autorità è comodo, vile e inutile. Obbedire e cambiare. Due cose che sembrano inconciliabili, ma solo per chi non sa cosa è la Chiesa.
Davide Rondoni (tracce.it)

Le patatine e Matty

18:30 / Pubblicato da Alessandro / commenti (0)

Carissimi, volevo ringraziarvi perchè sono venuta alla festa con un cuore  troppo preso dal fatto che mi sono  sentita un pò disorientata dalla gioia che vedevo attorno a me, mentre avevo lasciato Matty all'ospedale. Ma che differenza fa cuocere le patatine e avere Matty all'ospedale? (Matty è un nostro piccolo amico affetto da un bel po' di problemi fisici ndr Mi sono risposta: nessuna. Questa risposta mi ha commossa perchè tutto sta nel fatto che Gesù mi vuole bene ed io ne voglio a Lui; solo così io non annullo i miei desideri. Anzi chiedo tutto e sempre di più e l'ospedale non mi determina perchè accetto questo sguardo buono. Ho trovato un pezzo del Don Giuss che conferma tutto questo: "Dio che ha fatto tutto chiede tutto a coloro che Egli preferisce per realizzare il Suo Misterioso possesso del mondo che a noi uomini può anche apparire confusione tanto non è nostro. Per questo domandiamo alla Madonna la sua stessa disarmata disponibilità di fronte all'IMPREVEDIBILE che si inoltra nella nostra vita".

Grazie ancora perchè col vostro esempio forse, a Dio piacendo, posso piano piano vivere in modo commosso questo Suo amore per me!
Nonna Lella

La vita è un abbraccio

21:41 / Pubblicato da Alessandro / commenti (0)


E la festa è finita!
Mi sono fermata a pensare cosa veramente siano stati questi
tre giorni  passati  e ho scritto tre volte e tre volte ho cancellato: troppa analisi, pensieri dettati troppo dal dolore che ho in alcuni rapporti ... Così, non ho scritto niente e ho riletto la lettera del nostro Padre Aldo. E due cose mi hanno colpito: "...sento che mi manca qualcuno e non so chi è" “Solo se in noi c'è una cellula di Giussani, possiamo cogliere che cos'è il movimento e vivere come figli di Carron”
Poi sono andata a vedere i post sulla festa dell'anno scorso... E la domanda che mi sono fatta è stata: "cosa di questi amici mi ha colpito a tal punto da farmi muovere fino a diventare realmente protagonista in quello che ho iniziato a fare e a vivere?". Beh, la risposta immediata e semplice è stata: "Gesù". Gesù che mi è letteralmente scoppiato dentro al cuore nel rapporto più bello e vero con alcuni. E poi è passato un anno. Un anno segnato da improvvisi scossoni, dai miei innumerevoli limiti, dal disagio degli altri, dalle parole inutili e impietose... E Gesù? Di sicuro Lui non sparisce. Ma... Eccomi alla "Scuola in Festa 2010"! C'è un po' di disagio iniziale, chi  chiede ad altri come sto,  chi decide cosa e come dovrei fare; ma c'è l'Amico prete che desideravo rivedere che mi abbraccia con forza e mi fa sentire che in quel Bene inaspettato c'è Tutto, c'è Lui; c'è l'amica ferita dal dolore che mi ricorda che ogni attimo deve essere un'offerta perchè la Realtà è Sua e a Lui dobbiamo ridarla; c'è lo spettacolo della Scuola Primaria, e le lacrime di commozione scendono copiose, perchè lo spettacolo è splendido e perchè capisco un pò di più quella nostalgia nel cuore del brutto anatroccolo alla vista dei cigni. E' il desiderio di Felicità e Pace che il mio cuore grida. Bene, io in quest'anno ho iniziato a capire (e se ci sto riuscendo io...) che se sparissero tutti, da chi non riesce a guardarmi negli occhi a chi mi vuole infinitamente bene e mi stringe nel suo abbraccio, io da questa compagnia non me ne andrei perchè qui c'è Gesù, vivo e presente. Ed io ho bisogno SOLO di Lui. Lui è presente, comunque, attraverso tutto come mi diceva con insistenza don Eugenio. E Lui opera. Ecco, l'unica possibile identità dell'associazione: Gli Amici di Simone, fanno le cose che fanno perchè lì c'è Gesù e vogliono testimoniarlo e per testimoniarlo il loro sguardo è diverso, è lo sguardo di gente innamorata... "Mi sei scoppiato dentro al cuore..."cantava Mina e l'abbiamo attaccato tra gli stands. Uno sguardo diverso non solo per il bambino speciale (sarebbe anche più semplice fosse solo questo), ma anche per gli amici che proprio Gesù ci mette tra i piedi: perchè siamo nel mondo ma non siamo del mondo!
Basta concludo! Sms di un grande amico assente alla festa: "la vita è un abbraccio" e solo in un abbraccio la vita diventa splendida.
 Cristina
il riposo dei giusti...

Solo il genio, solo il bambino

15:15 / Pubblicato da Alessandro / commenti (0)

Cari amici, 
Che bello l'articolo di Carron apparso oggi sull'Osservatore Romano! 

("Prima di tutto autenticamente uomini" ndr)

Mentre me la "divoravo" pensavo al dialogo avuto ieri sera con la mia figlioletta Veronica di 8 anni che mi avevo chiesto di parlarmi. Rimasto orfano perchè i genitori sono morti di AIDS nella mia clinica e prima di morire la mamma me la ha affidata come mia figlia. 
Veronica é davanti a me seduta. Mi guarda con gli occhi umidi e mi dice: "Mi manca la mamma, sento la sua assenza. Sento di essere triste e non so perchè". Le chiedo di tentare lei a rispondere al "perchè". Dopo alcuni minuti, piangendo, mi disse: "perchè sento che mi manca qualcuno e non so chi è". 
Lascio a voi immaginare la mia sorpresa e commozione. Solo il genio, solo il bambino giá provato de tanto dolore è capace di questa intuizione. Che pugno nello stomaco per noi borghesi, anestetizzati dalla carriera, dall`esito, dal lavoro! Eppure Carron ci riconduce in ogni momento a Veronica, compresi noi preti che pensiamo di educare a forza di psicologia o di psicanalisi, o insistendo sulle conseguenze etiche invece di stare di fronte al Mistero come siamo stati provocati quest'anno rispetto il caso Eluana , il crocifisso, l'articolo di Natale e il bellisimo giudizio "Feriti torniamo a Cristo". 
Senza questo  giudizio saremmo stati terribilmente soli, vittime delle regole (sebbene  importanti) e carichi di paura, specialmente noi che viviamo le 24 ore con i bambini. Peró Veronica con i suoi 8 anni mi ha fatto rivivire il percorso di quest`anno facendomi capire che o ritorniamo alla originalitá del nostro cuore o ci incontreremo tristi e perduti. 
Con Marcos e Cleusa e i responsabili  ultimi dell`America Latina ci siamo trovati a condividere alcuni giorni in Brasile. Una festa di cui il cuore é stato il dramma di Veronica, con le sue domande e che cosa significa seguire Carron. Cleusa diceva: “Solo se in noi c'è una cellula di Giussani, possiamo cogliere che cos'è il movimento e vivere come figli di Carron”. 
Al contrario il movimento sará sempre qualcosa di efficace adesso che intristirá la vita, mettendoci nel gruppo degli ex-combattienti, dei pensionati... Magari con tante medaglie però tristi e nostalgici. 
E' proprio bella la sfida. 
Ciao 
P. Aldo    

Solo un articolo. Di giornale

22:34 / Pubblicato da Paolo Vites / commenti (0)

"Your article could, quite literally save a life". Il tuo articolo potrebbe letteralmente salvare una vita. Uhm. Già. Quella che mi ha appena scritto queste parole via e-mail non è la solita rock star a cui sono avezzo da un ventennio a questa parte, e non stiamo parlando di consigli su come smettere di bere o peggio. E' il presidente di una delle più importanti organizzazioni di assistenza ai malati di cefalea a grappolo, una donna di 44 anni che soffre anche lei di quella malattia così come ne soffre uno dei suoi figli. Che cos'è la cefalea a grappolo non ne ho più voglia di parlarne, mi è pesato abbastanza leggerne e vedere dei video mentre facevo ricerche per quest'articolo. Ne trovate abbastanza su wikipedia, se volete saperne. E' comunque una terribile malattia bastarda, così bastarda che la chiamano anche "mal di testa da suicidio", perché la gente che ne soffre arriva a un tal punto di disperazione da suicidarsi. Non se ne conoscono tutt'oggi le cause scatenanti né si conoscono cure adeguate e ufficialmente valide. Helen, comunque, mi ci sono imbattuto per puro caso quando in redazione, visto che siamo sempre abituati a fare i fenomeni, abbiamo detto, ci vuole una bella intervista, ma ci vuole un esperto americano della faccenda. Poi ho intervistato anche un esperto italiano, che conosceva anche lui l'OUCH, l'organizzazione di cui Helen è presidente e che anche lui ha definito questa associazione il miglior aiuto che esista al mondo per questi poveri malati. Helen doveva solo essere un'altra di tante interviste, si è trasformata nei giorni in qualcosa di più. "Nessuno mi aveva fatto domande così profonde e appassionate su questa malattia", mi ha detto ad esempio Helen. Il fatto è che non capita tutti i giorni sentirsi dire che un tuo articolo può salvare la vita di qualcuno. E' vero che noi dell'ambiente rock siamo soliti dire che una canzone può salvare la vita, e che "l'altra notte un dj mi ha salvato" anche lui "la vita", ma sono in fondo frasi buone appunto per una canzone, foss'anche di un genio come Lou Reed. Una canzone non può salvare la vita, al limite renderla più sopportabile. Io non credo che neanche un articolo di giornale possa salvare una vita, eppure Helen ci crede: "Mi è capitato spesso di parlare con gente così depressa da pensare veramente al suicidio come la sola possibilità di uscire dal dolore. Poi è capitato loro di leggere un articolo sulla cefalea a grappolo e hanno capito che non erano dei pazzi, condannati a un dolore insopportabile. Il fatto che tu abbia scritto un articolo sul una tale condizione orribile, una condizione che molte persone non sanno capire e con cui non sanno come comportarsi, aiuterà molte persone e molte famiglie a capire e a esserne aiutate. Non succede spesso che un articolo di un giornale possa cambiare la vita di una persona, ma te lo posso garantire: il tuo articolo riuscirà a farlo". Grazie Helen, dovunque tu sia. The Organisation for the Understanding of Cluster Headaches www.ouch-us.org