Like a Hurricane (2)

14:12 / Pubblicato da Alessandro /

Se sei vivo capita. Se sei padre capita. Una figlia "vivace", cresciuta (a te pare) troppo in fretta. E allora provi a controllare, a possedere. A sforzarti di tirarla su come piace a te. E impazzisci. Non è possibile. Allora emerge tutto il tuo limite. La tua impotenza. Chiedi aiuto. Non è un umiliazione, è una completezza di sguardo su tutto. Guardi il positivo che dai a quella cosa. E a casa tua capita che arrivi un vecchio prete ultrasettantenne. Un padre. E subito vorresti essere felice come lui, vedere il mondo come lo vede lui, avere lo stesso desiderio di abbracciare tutto come ha lui, di imparare, come ha il desiderio lui. Tu che hai piu' di trentanni in meno e ti senti già arrivato. Che bello avere avuto questa serata, i problemi sono rimasti intatti. E' cambiato un po' il mio cuore. E mi sento di amare di più mia figlia.
Il giorno dopo basta la scoperta di una sigaretta, una menzogna ulteriore e sprofondi di nuovo nel tuo dolore, ti arrendi al tuo limite. Affidi a Maria questa sofferenza ma ti pare non basti. Magari anche la telefonata di un amico che mentre sei li, con gli occhi umidi e senza il coraggio di entrare in casa per non farti vedere cosi, senza che si interessi a cosa stai passando, ti rimprovera per delle idiozie. Avevi solo bisogno di guardare la speranza. Il cuore è ferito ma mi fa chiedere di più, che emerga tutto l'amore che ho al Destino di mia figlia, perchè è veramente tanto. Vorrei avere la stessa misericordia che mi sono sentito addosso in tanti momenti della mia vita. E saperle fare compagnia, quella vera e degna. Quella che di fronte agli errori ti sa dare la speranza. 
E una casa, una compagnia dove qualcuno ti abbracci senza avere ripugnanza per quello che di te sembra non andare.
Tira un vento implacabile stasera. Che lasci pure il dolore e la tristezza. Sento, più che mai, che servono. A guardare l' unica ipotesi positiva su tutto ciò che ho da vivere.

2 commenti:

Anonimo on 27 ottobre 2010 alle ore 08:19

capita anche di aprire il computer al mattino per lavorare e dare un'occhiata veloce ai blog degli amici... perché c'è sempre qualcosa che manca. E come una freccia t'arrivi nel petto una sferzata.
Questo post in un lampo ha trasformato la preoccupazione di sistemare me stessa che mi stava soffocando senza accorgermene. Non mi "sistemerò" ma posso guardare l'eccezionalità di quello che capita.
Qui al momento non si muove una foglia ma il sole ha trapassato le strisce di nebbia bassa, sta entrando dalle finestre dei capannoni ed è rosso di vita. Grazie!
anna

Anonimo on 27 ottobre 2010 alle ore 08:25

dimenticavo, i figli, ho sempre pensato siano una benedizione, e penso di non sbagliarmi. Me lo insegnate voi per primi
buona giornata a tutti
anna

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