Le spine di Eluana

12:43 / Pubblicato da Paolo Vites /

Tratto da questo blog: http://vinoemirra.splinder.com Si fa presto. “Staccate la spina”. In gergo l’espressione si riferisce alla interruzione della ventilazione meccanica relativa ad un paziente in rianimazione. Si può, legalmente, staccare la spina? Sì, se si è accertata la morte cerebrale (con la cessazione di tutte le funzioni dell’encefalo) e il paziente, ad esempio, non è potenziale donatore di organi. Ma Eluana Englaro respira da sola, autonomamente, adeguatamente, “senza ingombro tracheobronchiale”, come si legge nella sentenza dei giudici di corte di appello di Milano (pag 15). Si fa presto. “Stop alle macchine”. Neanche fossero le rotative di un quotidiano. Un macinino grande come il telefono di casa provvede a regolare l’idratazione e l’alimentazione. Nessuna necessità che agisca in modo continuativo. C’è chi usa il biberon. Il sondino nasogastrico è certo fastidioso a lungo andare. Un sondino per PEG sarebbe altrettanto efficace e meglio tollerato. Non sono le macchine a prendersi cura di Eluana, sono le persone che vivono con lei. La mamma di Chiara (guarda il video sopra) afferma: siamo noi il sondino di Chiara. Si fa presto. “E’ in coma”. Così. Senza spiegare che differenza c’è tra il coma della morte cerebrale e il coma “vigile” dello stato vegetativo. Eluana è per lunghi tratti sveglia ma sempre senza consapevolezza, occhi “per lo più” aperti che guardano e non vedono, movimenti spontanei ma senza scopo, riflessi di deglutizione, smorfie del viso, sbadigli.. Non dà alcun segno di attività psichica e di partecipazione all’ambiente, né risposta comportamentale volontaria agli stimoli sensoriali esterni (visivi, uditivi, tattili, dolorifici). Però per farle la risonanza magnetica hanno dovuto sedarla: troppi movimenti involontari disturbavano la qualità della diagnostica. Il suo Encefalogramma non è piatto, è patologico, tipo “alfa coma”. Non è morta, è malata. Inguaribile. Curabile. Si fa presto. “Coma irreversibile”. Lo stato vegetativo viene definito persistente se protratto nel tempo e permanente quando si presume che sia irreversibile. La letteratura pone un limite per la definizione di irreversibilità dopo evento traumatico: dodici mesi. Non mancano casi di risveglio, anche dopo molti anni. Eccezioni, certo. Per Eluana sono passati 16 anni. Dicono che non tornerà più. I medici escludono “la benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno”. E’ verosimile. E allora? Molte sono le malattie irreversibili. L’Alzheimer è malattia irreversibile. Non meno penosa. Smetteremo di prenderci cura delle persone con malattie irreversibili? Uno stato che non difende i suoi cittadini più deboli non ha ragione di esistere. Si fa presto. “Alimentazione forzata artificiale”. Mio figlio sarebbe morto senza la mamma che lo nutriva “ a forza”. Ora si ingozza di qualunque porcheria “artificiale” trovi al supermarket. I reparti di geriatria sono pieni di persone che non sono autosufficienti per la propria nutrizione. Morirebbero tutti se non ci fosse l’amore di qualcuno che gli porta il cucchiaio alle labbra o aziona la siringa del sondino o la pompa PEG. Il diritto alla idratazione e alla nutrizione è recentementestato sancito dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità (art. 25 lett. f) Si fa presto. “Accanimento terapeutico” Accanimento è una parolaccia. Dell’assistenza ad Eluana si occupano con dedizione, da 14 anni, le suore della casa di cura Beato Luigi Telamoni di Lecco. Nel silenzio, senza “latrati”. E nel silenzio sono altri pazienti nelle condizioni di Eluana, 500 nella sola Lombardia. Cosa facciamo per queste centinaia di pazienti? Perché i casi che arrivano sui giornali riguardano come mettere fine alle sofferenze di uno di loro e non come alleviare quelle degli altri? Perché conosco Terry Schindler Schiavo (SVP da 15 anni USA, morta dopo 14 giorni di digiuno), Hevrè Pierra (SVP da otto anni, Francia, morta dopo sei giorni di digiuno), Toni Blands (SVP da quattro anni, Gran Bretagna, morto dopo il digiuno) e tutti gli altri no? Diamo voce anche a loro. Non perdetevi questo link. Anzi leggete solo questo e scordatevi il mio post. L’alimentazione è una terapia? C’è chi dice no, c’è chi dice sì. E’ terapia proporzionata, adeguata, ordinaria? O è sproporzionata, inutile, straordinaria? Eluana è in buone condizioni generali e nutrizionali. Non è paziente terminale. Il suo organismo assimila adeguatamente le sostanze nutritive, senza manifestare intolleranze. Se l’alimentazione è terapia, è terapia efficace, raggiunge lo scopo. E' invasivo un sondino nasogastrico e non è invasivo sospendere l'alimentazione? Se è terapia l’alimentazione, ogni cura del corpo malato è terapia. Si può smettere di curare l’igiene personale, si può smettere di prevenire fenomeni di embolia polmonare, lesioni da decubito, infezioni respiratorie. Si può spegnere il riscaldamento d’inverno. La situazione in cui vive Eluana è drammatica, angosciante, umanamente penosa. Ma le alternative a disposizione fanno paura. Perché il giudice dispone di sospendere l’alimentazione e proseguire con tutto il resto? Perché raccomanda il ricovero in Hospice o in altra struttura confacente … umidificazione frequente delle mucose, somministrazione di sostanze idonee ad eliminare l’eventuale disagio da carenza di liquidi, cura dell’igiene del corpo e dell’abbigliamento, ecc. durante il periodo in cui la sua vita si prolungherà dopo la sospensione del trattamento? Perché questo giudice dice il contrario di quanto dicevano i suoi colleghi negli anni precedenti? Chi di loro sbaglia? Se lui ha ragione, tutti gli altri suoi colleghi prima di lui andrebbero perseguiti per aver costretto un essere umano a un inutile calvario. Si fa presto. “E’ quello che voleva lei” Prendi un ragazzo di 20 anni. Uno dei tanti, di quelli che ci dicono “pieni di voglia di vivere”. Portalo dalla sua aula di università in una qualunque rianimazione, poniamo una terapia intensiva neurochirurgica. Fagli vedere un suo coetaneo o, peggio, un suo amico, caduto con la moto, la testa fracassata, "chissà se ce la fa, quasi di sicuro non ce la fa". Tubi, macchine, drenaggi, monitor. L’inferno. Fatti dire che ne pensa. Trovane uno che non dica “Mai. Così mai. Piuttosto morto”. Questo è il testamento biologico che vogliamo? Il testamento biologico, come impropriamente lo si chiama, è zoppo: non ha il requisito indispensabile della attualità. E’ ideologico. Almeno non facciamolo sulla base della ricostruzione di una volontà presunta, desunta da dichiarazioni generiche, legate a carattere e stile di vita. Chiedete a quello stesso ragazzo “Vorresti stare sempre bene?” e vi dirà di sì. Anche quello è testamento biologico.

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