God is in the house

14:19 / Pubblicato da Paolo Vites /

"Io sono un acchiappa anime per conto di Dio" disse una volta Nick Cave. Ieri sera, al Teatro Dal Verme di Milano, il cantante, musicista e scrittore australiano deve averne acchiappate di anime. Come sempre d'altro canto quando lui sale su di un palco. Anche l'amica seduta al mio fianco, che di solito non ci pensa granché, a Dio, me lo conferma: "Mentre cantava non potevo fare a meno di pensare a Dio". "La canzone d'amore è la luce di Dio, giù nel profondo, che si fa largo tra le nostre ferite. Alla fine la canzone d'amore esiste per riempire, con il linguaggio, il silenzio tra noi stessi e Dio", ha detto ancora Cave. Venuto per presentare il suo nuovo romanzo, La morte di Bunny Munro, dissacrante, provocatorio, a tratti osceno (come mel suo stile) racconto di un commesso viaggiatore la cui unica ossessione è il sesso e il tradimento continuo chene consegue, tanto da spingere la moglie al suicidio per la disperazione, il cantante ne ha eseguite di canzoni d'amore, seduto da solo al pianoforte, creando quella tensione emotiva così palpabile come lui solo sa fare: Are You The One That I've Been Waiting For, Love Letter, Lucy, Into My Arms, Lime Tree Arbor, The Weeping Song. Scatenandosi poi in piedi le mani rivolte al cielo come un predicatore folle del vecchio West, nel suo elegante completo gessato e gli anelli d'oro che brillavano alle dita, nei rituali voodoo di Red Right Hand, Dig Lazarus Dig (la resurrezione ambientata tra le strade di New York), Tupelo e Grinderman, contemplando infine la misericordia sul condannato a morte di The Mercy Seat. Così come le sue canzoni, anche il suo romanzo nonostante i temi scabrosi è un viaggio verso la redenzione, che si compie nel sacrificio del protagonista, accompagnato solo dal figlio che lo ama di un amore gratuito e dalla presenza misericordiosa del fantasma della moglie. Mentre, intorno a lui, un inquietante personaggio vestito da demonio - quasi a ricordargli il suo peccato - compie gesta sanguinose, incalzandolo sempre più vicino. E' la vita, e Nick cave ne sa una cosa o due. La vita sempre in bilico tra peccato e possibilità di redenzione. Realtà dell'uomo, innegabile e impossibile a mani d'uomo da risolvere. Ma c'è una possibilità. Lui lo sa, ce lo dice quando esegue quasi fossimo in una chiesa abbandonata dalla maggioranza degli uomini, ultimi sopravvissuti all'apocalisse dei tempi moderni, la commovente e sussurata God is in the House, Dio c'è, qui. "In ogni mia parola e in tutto quello che so, c'è una mano che mi protegge"

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