Uomini. E donne. Donne e bambini. E uomini.

08:24 / Pubblicato da Paolo Vites /


Uomini. E donne. Donne e bambini. E uomini. Storie diversissime che si intrecciano dietro a un pallone, correndo scivolando cercando di mettere quella palla in rete. E donne dietro la rete e bambini che guardano i loro uomini, i padri e gli amici. C'è anche un prete in quel campetto, ma non lo diresti mai con quella maglia nerazzurra con il nome di un (bravo) giocatore dell'Atalanta sulle spalle. Non lo diresti mai perché non perde un secondo di quello che succede in campo, anche quando è il suo turno di stare fuori. Non va in giro a fare sermoni. Perché siamo lì per giocare al pallone e l'esperienza è quello che accade, ora e qui. Non quello che è stato con gli errori quotidiani che abbiamo fatto o i castelli di sabbia che costruiamo sul nostro futuro. Dopo, il prete parlerà anche, ma adesso gioca e osserva. "Gesù gli disse: 'Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo'". Lo diceva il Vangelo di domenica, neanche a farlo apposta il giorno dopo che si è giocato il triangolare di calcio tra detenuti, guardie del penitenziario e amici di Simone. No, nessuno è buono, e se lo diceva Gesù di se stesso, lui che buono lo era davvero, figuriamoci come siamo stupidi noi quando crediamo di esserlo, buoni. Sabato 10 ottobre su quel campetto non c'erano buoni e cattivi, furbi e incapaci. C'erano uomini, con le loro storie, sbagliate, giuste, dolorose o fortunate. Chi se ne importa. Adesso, perché quello che conta è adesso - l'esperienza - c'è gente che liberamente sta testimoniando, tutta, un fatto accaduto. E' accaduto un fatto altrimenti nessuno di loro sarebbe qui ora. "C'è un Fatto, c'è e non ce n'è" come dice l'amico Carròn. Il Fatto si impone, come oggi, basta guardare tutta questa gente accorsa qui. E' un fatto che viene da lontano, è un fatto che persiste, nell'esperienza: è quel filo rosso che un pomeriggio di inverno di alcuni mesi fa ha fatto incontrare alcuni di loro, detenuti con il permesso di uscire alcune ore, con gli amici di Simone. Il filo rosso si è dipanato nei mesi e nei giorni successivi e alcuni di loro sono cambiati. Tutti, detenuti e amici di Simone, sono cambiati e stanno cambiando perché a quel fatto che si è imposto a loro, senza che loro lo avessero neanche mai immaginato, ci sono stati. La mamma di Simone viene chiamata a ritirare la coppa che la squadra de gli Amici di Simone ha vinto. Ecco, quando lei prende quella coppa quel filo rosso che si dipana da un tempo immemorabile, un tempo che non ci appartiene, appare evidente a tutti. Perché è Simone che ha messo in moto tutta questa cosa. E' da lui che è partito tutto perché è lui che opera, dal cielo. Da quel pomeriggio che è accaduto l'incontro fra alcuni detenuti e gli Amici. Poi alcuni hanno preso sul serio questa cosa e fatti miracolosi sono accaduti e accadono. Ma senza Simone nulla sarebbe accaduto, senza il suo sacrificio e il suo dolore, non sarebbe accaduto. Ecco che fatti una volta inspiegabili adesso si spiegano. Come dice adesso quel prete che la maglietta nerazzurra se l'è tolta, "non lo sappiamo cosa succederà e non importa quanto abbiamo sbagliato fino a ieri, fino a pochi minuti fa e se sbaglieremo ancora. L'unica cosa che conta è che il nostro cuore pieno di desiderio rimanga sempre desto". I pulmini del penitenziario hanno acceso i motori e aperto le porte. Loro, i detenuti, salgono uno a uno. Hanno chiesto a quel prete, don Eugenio, di potersi incontrare ancora. Lui ha detto che deve decidere la direttrice. E lei ha detto che va bene, solo il prete deve venire giù a incontrare mica solo loro, quelli che oggi hanno giocato, ma tutti i carcerati che stanno lì, dietro le mura del dolore.Il filo rosso continua a dipanarsi. E io vedo quell'uomo dai capelli grigi e il fisico asciutto e slanciato, io vedo Pino che risale sul pulmino del penitenziario con uno sforzo elegante, tirandosi su con forza con entrambe le braccia. Potrei essere impazzito, ma quello è il gesto di una persona che è serena, perché sa che comunque il suo destino è un destino buono.
                                                                                                     Paolo VITES


Intervento di D. Eugenio NEMBRINI all'evento: (trascrizione non rivista dall'autore)

Io sono stato a lavorare come prete sempre nei bassifondi, prima in un quartiere malfamato di Roma poi sono stato 10 anni in Kazakistan in un posto assurdo, adesso in una scuola di Milano, rettore di questa scuola.
Tra Roma, Kazakistan e la scuola di Milano non c’e’ differenza, certo che c’e’ differenza, mi capite anche voi, ambiente, situazione, tutto e’ diverso ma e’ impressionante che non c’e’ differenza, cioè il cuore dell’uomo qualunque uomo abbia incontrato dal più semplice al più casinista e’ proprio uguale. Ha dentro una voglia, ha dentro un desiderio ha dentro una volontà ha dentro un grido di bene che e’ impressionante. A me non frega assolutamente nulla poi che strada uno ha fatto ma il problema della vita e’ che uno, due, cinque, otto tra noi prima o dopo possano arrivare a incontrare questo destino buono per se. Strade tortuose magari, ma chi se ne frega, il problema della vita e’ se questo grido che abita nel tuo cuore prima o dopo può impattare con una speranza con una presenza. Io dico solo questo ai miei amici, continuo a ripeterlo, che cosa vi domando: io non vi chiedo di essere bravi, che e’ un termine così cretino che non vuole dire proprio niente, non vi chiedo di non sbagliare, io vi chiedo solo di essere seri con questo grido. Perché prima o dopo se uno grida, bussa, domanda prima o dopo sta tranquillo che il Padre risponde . Tutta la bellezza della vita sta in questa presa di coscienza e di serietà con il proprio  cuore. Anche oggi comunque guardate, a parte un po’ le camionette, se fosse venuto qua chiunque a guardarci giocare avrebbe visto chi ? della gente lieta di essere insieme che gioca a pallone. Guardate siamo così. Poi i nostri amici dovranno ritornare. Io non so cosa ti aspetta o non ti aspetta nella vita. Ma io so che qualunque posto vai il tuo cuore non lo fa tacere nessuno, ma non solo voi che siete in carcere anche tu che vai a scuola. Seri e veri con questo cuore che ha solo voglia di incontrare una risposta. Il demonio non e’ quello che ci frega facendoci fare le cose brutte, ci frega facendo tacere il cuore. Dio non vuole le cose belle, riaccende tutti i giorni il nostro cuore. Il cristiano, il religioso e’ uno che si prende sul serio così. Per cui l’augurio per tutti liberi, non liberi, avvocati, guardie, carcerati e’ la stessa roba ; seri e grandi con il cuore. Se poi questa amicizia la continuate e’ una cosa straordinaria, io ci sono e spero proprio di venirvi ad incontrare ancora.

















3 commenti:

Anonimo on 12 ottobre 2009 alle ore 08:28

Ho sentito parlare don Eugenio tre volte, e tutte le volte quando racconto agli amici che non hanno avuto la possibilità di sentirlo dico "mi ha detto"! Eh sì, perchè in tutte quelle occasioni mi sono sentita avvolta in un abbraccio così carico di Bene che mi sembra che quelle cose siano proprio miracolosamente per me. E' successo agli esercizi spirituali dove in mezzo alla folla ho sentito il mio cuore scoppiare di una profondissima gioia e gratitudine, e addirittura, mi sono sentita tanto leggere dentro da sentirlo (il cuore!) tremare per il timore di qualcosa di inaspettato. Ed è successo ieri, dove tra carcerati, guardie e amici ho sperimentato nuovamente cosa vuol dire lasciarsi fare per poi guardarsi con un pò più di misericordia. Io, che in questo momento sono tutta centrata e imbruttita dal mio malessere, sto riimparando a rimettere le mani dentro alla vita, all'esperienza per non lasciare nulla di ingiudicato - come ci sta chiedendo tanto insistentemente Carron... Che grazia!- perchè niente va buttato via! E ieri, ancora un amico con il cuore sanguinante di profondo dolore incomprensibile e, ci verrebbe da dire, ingiusto lo ha voluto condividere con me ; e un'amica, grande, una mamma che mi ha accompagnato in tanti passi, ha goduto della giornata suonando una tromba da stadio e avendo nel cuore il dolore per la sofferenza del suo nipotino. E poi, i cuori vibranti di desiderio (come si percepiva!!!!) dei ragazzi detenuti, e di tutti noi! Perchè, quello che ci accomuna è quel Desiderio di Bene e Bello! E allora, come ha detto don Eugenio, il cuore deve rimanere acceso!
Un'altra piccola cosa che mi ha commosso: previsioni metereologiche catastrofiche! Ed ecco spuntare il sole! un amico nei giorni precedenti mi ha detto: preghiamo e ricordiamoci che quando Gli Amici fanno qualcosa non c'è mai stato brutto... Perchè quando facciamo le cose, senza troppi giri di parole, scomodiamo Gesù, e Simo è con Lui e gode pienamente della Sua Compagnia! Anche con un raggio di sole ci facilita il lavoro!!!!
Cristina Bona

Anonimo on 12 ottobre 2009 alle ore 08:29

Una domenica diversa…
Stamane mi sono svegliata tardi, come al solito la domenica, aspirando ad un meritato riposo…e ad un desiderio di serenità tradotto in assenza di pensieri e coinvolgimenti vari con la vita e le persone.
Ma è un attimo e mi sono catapultata con il pensiero alla giornata di ieri.
Cosa significa mi chiedo?
Perché il pensiero è così forte come quando ti capita qualcosa di grosso, ma un male fisico non lo è e neanche una gioia improvvisa (grossa emozione) di quelle che non stai più nella pelle tanto sei agitata.
Allora?
Cerco di tradurre che sentimento è, commozione?, gratitudine? Mi chiedo se renderà la mia vita più bella e come farlo permanere.. …
La cosa che mi fa obiettare reagendo alle grandi questioni della vita è che ciò che mi aspetto è sempre diverso da quello che mi accade (anche se ieri il presentimento che accadesse qualcosa di pazzesco lo avevo, per quello che ci tenevo tantissimo ad andare…) ma poi ciò che accade è qualcosa di profondo, che lascia un segno che mi fa andare dove non avevo previsto (un amico che mi vuole bene mi dice sempre “meno male che è così”) e quindi mi arrendo...
Anche la giornata di ieri mi ha colpito a modo suo, con volti anche sconosciuti, con sguardi desiderosi di scoprire tutto il bello…ma tutto era per me..come ha detto Don Eugenio “Gesù ci vuole bene”, e ieri come non credere a questo?
Sono indegna nel raccontare i fatti, tanto sono stati grandi....
Anche nel raccontare questo sono indegna… ma gli abbracci di Alessandro e Francesca Sadosky a Pino (ma in quale altro luogo accade un’affettività tale?), in questi due momenti ho colto la possibilità di bene anche per me….
Grazie
Silvia Lagorio

anna on 12 ottobre 2009 alle ore 22:49

il nostro Giorgio Natale, per commentare i nuovo disco Christmas in the Heart, dice che la voce di Dylan riporta sulla terra anche quelle angeliche background voices scese direttamente con gli angeli a svegliare i pastori - ecco, la stessa cosa fanno le vostre facce tutti i fine settimana che vi incontro: portano sulla terra quel Mistero grande della vita che io posso vedere e toccare. La giornata di sabato è stata stupefacente e più lo racconto ai miei amici più me ne rendo conto.
Apprezzatissimi da tutti i biscotti che ho portato a casa!
un mare di grazie

Posta un commento