In quel lembo di mondo

20:56 / Pubblicato da Alessandro /

                                                    Dal carcere di Chiavari

Cari amici di Simone,
oggi è domenica e bighelloniamo nel cortile. Stiamo qui, a contemplare il tesoro di giornata che ci avete regalato ieri (partita di calcio tra Amici di Simone-Polizia Penitenziaria e detenuti -n.d.r.)  raccontandocelo orgogliosamente e raccontandolo a quelli di noi che non potevano esserci. Il divertente è che stamattina (intorno alla pila dove sciacquiamo i panni) in un modo o nell'altro abbiamo avuto tutti lo stesso rammarico: nel preciso momento in cui scattava il flash del ricordo, avremmo voluto poter non lavare l'odore delle maglie usate ieri per non cancellarne il ricordo.
Che schifo, penserete voi. Vero. Ma sapete, in certe condizioni (come quelle odierne) ci si osserva, ci si ascolta, come se si fosse stati oggetto di un miracolo, e quando si è stati così felici almeno per un pomeriggio è facile imbambolarsi a sperare che questo miracolo prima o poi arriverà definitivamente. Per altro un po' di meditazione non guasta, se no (qui) si diventa vecchi senza capire mai il senso di niente! Ma dietro ai pensieri che attecchiscono nella nostre menti e che ci fanno stare in questa sorta di torpore vegetale, ce n'è un altro, più importante, che è dirvi ciò che suggeriscono l'onestà e il cuore.
La prima cosa che affermeremo è che ieri volevamo il bel tempo per giocare e per abbrustolirci un po', ma il sole mancava. E' venuto ora, troppo tardi per noi e troppo tardi per altra gente che avrebbe voluto esserci. Peccato.
La seconda è che ci è mancato da matti quel "traditore" di don Eugenio Nembrini. Senza di lui nello schieramento, e con la defezione di Ernestino, la disfatta sportiva è stata inevitabile. Adesso il rettore ha qualcosa da farsi perdonare: che almeno venga a trovarci presto (se ne ha il coraggio!) .
In terzo luogo, parliamo di voi, amici, che ci siete sempre più cari. Benedetto mille volte il giorno e il minuto che siete entrati in questo istituto. Tra le cose che vogliamo dirvi, c'è che ci sorprendete e ci deliziate sempre: in questo lembo di mondo, dove tutto sembra invocare unicamente la certezza della pena, voi siete fra i pochi a dimostrare di non avere prevenzioni per i vestiti a strisce e la partita di beneficenza in cui ci avete coinvolti ieri testimonia anche una cultura della solidarietà tra società civile e detenuti che non può non accrescere la nostra speranza nel futuro e la nostra gratitudine e la nostra stima nei vostri confronti. Se tutto il mondo fosse così come ce lo mostrate voi, amici, fuori di qui noi avremmo nella bisaccia tutto ciò che vale e che occorre, se non a garantirci quel domani a misura d'uomo che cerchiamo, quanto meno a rendere migliore la nostra anima. Per questo abbiamo stretto con voi tenacissimi vincoli di affetto e siamo lieti di averlo fatto.
Torniamo a terra. Tutto ciò che si sente oggi in cortile è il rumore delle nostre voci, che vi rammentano, che condividono i ricordi di ieri pomeriggio ma anchele recondite speranze legate al futuro. D' altronde, la vita ci offre poca materia, il cerchio del soffocamento aumenta giorno per giorno e quando ci immaginiamo  fuori di qui è voi che vediamo, siamo noi insieme a voi che vediamo, sennò ce lo dite che cosa potremmo vedere? Qualcheduno sostiene che le nostre convinzioni sono solo merito di questo posto che ci ha fatti incontrare, ma noi sentiamo che c'è qualcosa in più e il tempo lo dirà.
Ora l'augurio che facciamo è che voi vi conserviate sempre così, belli e rari come siete adesso, e che le nostre storie di giustizia cadano presto nell'oblio, ma che le cose imparate grazie a questa importante amicizia vivano (da ambo i lati) per sempre.
Ricordateci nelle vostre preghiere, amici carissimi, e non avrete mai fatto voti per qualcuno che vi vuole più bene di noi.
Arrivederci a presto e ogni bene possibile (e consentito) dai vostri affezionati

Renato, Damian, Angel, Gianni, Pino, Andrea, Rida, Bush e Mame Mor

3 commenti:

Anonimo on 5 novembre 2010 alle ore 08:03

cari amici, voglio ringraziarvi per questa lettera. Stamattina ho lasciato casa che era ancora notte per finire un lavoro in cui sono indietro. Tra tutti i pensieri che mi navigavano in testa, questo vostro messaggio è una fascia di luce che buca la nebbia. Vi sento amici perché ci è capitata una cosa che nella normalità, nelle ore di lavoro, nei viaggi in metropolitana, è quello che rende speciale tutto. Spero di vedervi alla prossima occasione... anche col rettore.
ciao
anna

Anonimo on 5 novembre 2010 alle ore 09:24

Grazie di cuore! il sole ci mancava e ha frenato alcuni di noi... come se il positivo fosse quello che abbiamo in testa noi (la bella giornata, la compagnia adatta, le circostanze serene e felici...). Ecco, con questa vostra lettera avete ricentrato la questione, non su quello che penso io ma su Ciò che c'è: comunque,sempre e attraverso tutto:Gesù presente. cri

Fausto on 5 novembre 2010 alle ore 21:48

grazie

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