I ravioli di Borzone

16:55 / Pubblicato da Paolo Vites /

Dici Liguria e dici vacanze e grazie al cielo questa splendida terra non è solo - d'estate - ammasso di corpi schiacciati l'uno all'altro su spiagge bruciate dal sole. C'è di più. Così una bella mattina una coraggiosa pattuglia composta dalle famiglie Vites, Andraghetti e Tanturli in rappresentanza dell'Associazione Simone Tanturli parte alla volta del ricco, affascinante e come scopriremo anche misterioso entroterra di Chiavari. Destinazione Borzone e la sua abbazia. Qui in queste montagne boscose il vento e il silenzio raccontano storie antiche, e ogni pietra racconta una storia. Qui la capacità di uomini antichi, e poveri nei loro mezzi, di costruire case del Signore che testimoniassero la bellezza è evidente ancora oggi, secoli dopo.La torre campanaria, ad esempio, ha molto da raccontare, parzialmente costruita con i classici "conci bugnati" tipici dell'architettura bizantina, che rivelano come questa fosse stata inizialmente una torre di avvistamento dei soldati bizantini che qui aspettavano, durante la guerra gotica del VI secolo d. C. i longobardi per ricacciarli lontano (è da quei tempi che probabilmente nacque l'antipatia di certi liguri verso le transumanze estive di popolazioni padane verso i loro lidi...). E poi le pietre messe su una a una dai monaci che di questa fortezza fecero un convento. Le pietre parlano, ma ancora meglio parla,pieno di entusiasmo, l'abate di oggi, Padre Attilio, qui da qualche mese dopo una vita passata nella lombarda Cassano Magnago. Lo senti parlare e ti sembra di vedere file silenziose di antichi monaci che tra queste montagne tenevano forte la fede del popolo. Il riconoscersi e il coinvolgersi, tra gente che vive ugualmente con la stessa tensione al destino, è sempre facile, così l'abate invita uno di noi a leggere una lettura durante la messa che qui siamo venuti a prendere, poi ci indica un gruppo di vacanzieri del varesotto, "Sono di cielle anche loro, anzi alcuni erano miei compaesani" sorride. Poi ci sfida. Andate a vedere quel volto scolpito nella pietra e ditemi se vi sembra opera della natura o di mani d'uomo. Accettiamo la sfida, alcuni di noi già lo conoscevano, e certamente quando scorgi quell'enorme roccia sopra i boschi resti a bocca aperta. Dicono che sia il volto di Cristo, oppure quello di un antico o re che governava la valle, scolpito da ardite mani d'uomo sulla roccia, la più grande scultura monolitica d'Europa. Non si sa a quando risalga, certo è che più lo fissi e sembra che quegli occhi ti fissino a sua volta. Rivolto a dominare la valle sotto di lui, sta lì in silenzio da millenni. Personalmente sono scettico, glielo dico all'abate più tardi, "Per me è un semplice scherzo delle rocce". "Ah sì" dice lui con l'aria di chi la sa lunga "hai tenuto conto di tute le variabili che ci sono sottese?". Come dire, uomo di poca fede, hai tenuto conto di tutti i fattori che compongono l'oggetto? Del tipo: l'incredibile simmetria degli occhi, la precisione del naso, il mento con i baffi e barba che piega dolcemente, e non ricorda anche il volto della Sindone? Be' cavolo è vero... E poi la posizione, a dominare e scrutare la valle, come volerla proteggere. E poi, ma lo scopriremo più tardi, nella valle dello Sturla è stata tradizione per secoli quella di riprodurre volti simili che si mettevano sulle porte di casa o all'interno come segno di protezione, anche se nel tempo nessuno si ricorda di chi fosse quel volto. Tre antichi monaci benedettini in pausa pranzo Lasciamo Borzone dopo aver presentato all'abate l'Associazione, promettendo di rimanere in contatto reciproco, e dopo un ottimo pranzo dalle portate infinite che risulterà gradito a grandi e piccini (come dirà una di loro alla sera, "i ravioli di Borzone sono stati la cosa più bella"; ma solo perché non si è ricordata di quel volto nella roccia). Non paghi, andiamo fino al Lago di Giacopiane, una vista sfavillante sotto al sole, una camminata nei boschi fino a una fresca cascata e poi la vista maestosa dall'alto dei monti fino al mare scintillante laggiù. Dopo una giornata così, non puoi fare a meno di ripeterti fra te e te, "come è bello il mondo, come è grande Dio". Il giorno dopo , in spiaggia, una delle nostre bambine giocando con la sabbia dirà: "Questa torta di sabbia è per Gesù per ringraziarlo che ha fatto il mondo e tutte le cose". Qualcosa della lunga gita del giorno prima deve essere rimasto anche a loro, oltre ai ravioli naturalmente. Che erano davvero buonissimi.

1 commenti:

Anonimo on 16 agosto 2008 alle ore 22:53

beh, chiaramente mi dispiace non essere venuta con voi ma grazie alla vostra iniziativa ci sono andata il giorno dopo, con mia madre e un amico.
Il Cristo megalitico è veramente affascinante, una specie di calamita. Poi ho fatto in tempo a dire l'angelus e anche due chiacchiere con l'abate prima del tramonto.


PS la sorpresa è stata ancora più bella per aver trovato il bigliettino dell'associazione accanto alla panchina, sotto il volto scolpito.
many thanks!
: )

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