Mattinata grigia. Come il mio umore. E il lavoro oggi mi porta nel più grande ospedale di questa grande città del nord. Io e il mio capo. Due che sembrano uscire dal vicino reparto psichiatrico a vederli cosi in volto. Invece siamo qui a cercare una ragazzina scomparsa. Gli ultimi segnali la danno presente in zona. Come già avvenuto, la cerchiamo nel reparto morte. Così chiamo quell'antro dove 4-5 bimbi abortiti ogni giorno non vedranno luce. 4 o 5 cinque cuori che cessano di battere con l'ausilio di qualche ferro chirurgico.
Ero già stato qui e non volevo tornarci. Ma oggi è andata così. Cerchiamo, con discrezione, questa piccola adolescente. Stanza per stanza, perchè l'ottima legge sulla privacy in questo reparto cancella anche i nomi. In ogni camera un volto spaurito che subito ti fissa interrogativo. Mamme, o quasi mamme, troppo giovani. A volte, accanto al letto, spunta anche un fidanzato bambino. Vorrei gridare qualcosa ma sento soltanto l'evidenza del mio stomaco chiuso. Fa male. Vorrei uscire subito da qui, la ragazza che cerchiamo non c'è, ma il mio capo s'attarda. Si fa strada solo una preghiera arrabbiata, implorante. Tu Cristo salvi tutto. E' un'evidenza. Usi tutte le nostre miserie, non Ti fermi ai nostri limiti, vero? Abbraccia forte questi tuoi figli oggi. Io ne ho estremo bisogno. Il capo parla con quello che qui dentro è lo Stakanov di queste pratiche chirurgiche. Lo sento lamentarsi del troppo "lavoro" sulle sue spalle, mentre parla si coglie chiaramente il gusto occulto di sentirsi più bravo degli altri. Ci congediamo. Io mi volto senza stringergli la mano protesa. Non ce la faccio, sono il solito moralista, fariseo bastardo. Gesu' pensaci tu. Io voglio solo uscire in fretta da questo posto. Nel vialone ascolto in sottofondo il capo che stigmatizza il mio comportamento. Non mi interessa ora, poi gli parlerò. Vorrei tornare indietro ed abbracciare quelle mamme una ad una. Vorrei dirgli che io non sono meglio di loro. Che la vita è un dono "inevitabile", che viviamo tutti nell'attesa, sin dal caldo della pancia di nostra madre. Attendiamo tutti di essere abbracciati ed amati. Vorrei dirgli di usare la libertà per dire si a quello che in quel reparto asettico chiamano feto. Ed è invece un dono bellissimo anche se adesso non vi sembra tale. Vorrei...
Maria, quel gusto di vita nuova donatomi, e che troppo spesso soffoco con il mio male, sia per tutti. Oggi abbi uno sguardo particolare qui, in questa grande città del nord.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commenti:
Se non fossi tuo, o Cristo.. grazie per tutte le volte che mi ricordi di chi sono e per cosa vivo. Non è mai facile per me raccontarmi, e capisco quanto a volte costi anche a te, ma quante volte,proprio attraverso le tue parole, mi sono riconciliata con la vita! Carla
Posta un commento