Meeting/ Day one

13:43 / Pubblicato da Paolo Vites /

Credo che Germano se mai andrà a fare il volontario al Meeting, dovrebbe proporsi come autista. Mi ha portato a Rimini partenza da Lavagna con una guida perfetta ma la ciliegina è stata la piadineria su una collina nascosta che solo lui conosce. Ottima piadina e ottima guida. Come dite? Germano fa già l’autista al Meeting di Rimini da anni? Non so, lui parla poco e non conferma. Ci lasciamo all’ingresso, giorno ultimo di pre Meeting, lui va a prendere il suo servizio (autista?), io il mio. Attraverso l’enorme fiera con il mio valigione, caldo torrido, qualche volontario distrutto svaccato come corpo morto e non posso fare a meno di pensare che qua è ancora tutto per aria. Stand, mostre, ristoranti. Manca quasi tutto, per terra ci sono latte di vernice, muri da alzare. Dico: ma domani mattina comincia il Meeting, non ce la faranno mai a finire in tempo. Non so. Io prendo servizio, nella nostra stanzetta bunker senza finestre e ovviamente aria condizionata che non funziona. Uno a uno arrivano tutti, alla fine siamo circa quindici (la nostra redazione più qualche simpatico volontario, come un romano de’ Roma che sventura sua mi si piazza a fianco proprio poche ore prima della finale di Supercoppa Inter-Roma…) e dentro fa un caldo osceno. La mia amica Camilla sparisce e torna poco dopo con un bel ventilatore che piazza proprio in mezzo fra me e lei. Cosìva meglio. Faccio la mia prima intervista, Alfredo Minucci, il cantautore napoletano che tanto piace a tutti, tranne a me che non mi piace la canzone napoletana. Ma a lui non lo dico. In realtà lui è bravo davvero. E’ anche simpatico, ma lo sono tutti i napoletani più o meno, ma soprattutto mi dice un sacco di cose belle. Ad esempio mi cita questa frase di don Giussani che a lui napoletano ha fatto capire il vero senso di queste canzoni: “Le canzoni napoletane raccontano amori così grandi che questi amori non possono mai morire”. Adesso lo capisco anche io, le cose vere non finiscono mai, come le canzoni e l'amore. Poi si lavora, problemi tecnici, casini vari. Esco fuori della sala stampa a fumare una sigaretta. Davanti al mio ufficio un enorme foto di don Giussani e la mostra a lui dedicata. Non è un caso penso. Guardo da quassù il Meeting e mi commuovo un po’. Non è una roba normale il Meeting. E’ una presenza che si impone. Come il mio caporedattore. Che scassa i marroni ma capisco che anche lui ha un senso. Mi fa da memoria. Come la foto del Gius. Io sarei altrove se no. Sarei messo male, molto più di quanto comunque non sia. Sono fortunato mentre guardo da quassù Meeting, penso. Non sono mai solo, non sono mai stato lasciato solo. Stamattina, domenica, entriamo al Meeting un paio d’ore prima che aprano i cancelli. Sono scioccato. E’ tutto perfettamente in ordine e pronto. Ogni mostra, ogni stand, ogni ristorante. Chi è stato qui stanotte? Non lo so. Io non so niente. Io, come dice Micucci, mi affido soltanto. Intanto posso sfottere il mio compagno di banco, il romano: “Hai visto che con Adriano in campo l’Inter vince sempre”. Già, peccato per loro che Adriano mo’gioca nella Roma… Grande Inter. http://www.ilsussidiario.net/News/Editoriale/2010/8/22/Liberi-senza-finzioni/107540/ stay tuned for more Meeting adventures... domani day two.. intanto quest'anno abbiamo anche il tg, e lo abbiamo fatto noi, cioè quelli della mia redazione, mica male:

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