Meeting/ 365 giorni l'anno

21:50 / Pubblicato da Paolo Vites /

Domani, sabato, il Meeting finisce. E' già sabato in realtà perché sono le due di notte. Questa volta è andata così, abbiamo tirato tardi nel bunker, tra partita dell'Inter, cenetta di redazione, qualche articolo da caricare sul sito, anche qualche discussione. E' stata dura, ma ce l'abbiamo fatta. Domani si torna a casa. Attraversiamo il salone deserto, a quest'ora profonda della notte. Fa impressione camminare là dove due ore prima c'erano migliaia di persone accaldate e accalcate, adesso è il deserto totale. Silenzio irreale nell'immensa fiera. Ogni tanto passa qualche volontario del turno di notte in bicicletta. Chissà dove sta andando. Si sente solo una possente, armoniosa voce echeggiare per tutta la fiera. E'quella di don Giussani. E' il messaggio registrato che si sente durante la visita alla sua, bellissima, mostra. Lo lasciano andare in repeat per tutta la notte. E' una voce calda, che dice quello che conta veramente: "Non voglio vivere inutilmente. E' la mia ossessione". Fa venire anche un po' i brividi questa voce che ti segue mentre cerchi di guadagnare l'uscita della fiera. E' il Destino che bussa alla porta. Fuori, è luna piena. Le torri alla luce blu si stagliano contro il cielo. E'una notte magnifica. E' una notte totale. Tutto è come deve essere, ogni cosa va nella direzione voluta dal Destino. Il Meeting sta per finire, ma non è vero. Il Meeting continua 365 giorni all'anno. Basta farne memoria e continuare a tornare all'Essenziale. E non vivere inutilmente, come vorrebbero che facessimo. Si torna a Milano. Abbiamo un nuovo amico, Tommy (redattori de Il Sussidiario si concedono un sigaro) Il popolo del Meeting Volontarie stramazzate Flannery Nella casa di specchi di Flannery O'Connor L'angelo della redazione, la Cami

2 commenti:

Comment by Unknown on 2 settembre 2010 alle ore 19:10

Hai proprio ragione, bisogna che diventi Meeting 365 giorni all'anno...
L'ho capito ieri quando è venuto mio padre a trovarmi al lavoro (in banca, quindi teoricamente nulla di cui lamentarsi) e mi ha detto "Ma cos'hai? Ti vedo giù.."
La mia risposta immediata è stata "Guardati intorno, sono qua al lavoro.. Come vuoi che stia?" con l'aria di chi è in prigione. Come se l'essere al lavoro non lasciasse alcuna possibilità positiva. Ma proprio mentre davo quella risposta così banale, così scontata, ho avvertito come una ferita. Sarà che anch'io avevo appena letto "non voglio vivere inutilmente?"
Ma forse già il fatto di rendersi conto della stupidità della risposta è un inizio di salvezza...
Antonio

Comment by Fausto Leali on 4 settembre 2010 alle ore 10:48

E' stato così anche per me. L'impatto con la durezza del lavoro, coi problemi, con gli spigoli di certi rapporti sempre difficili da costruire e ricostruire. E, inevitabilmente, i limiti, le cadute, le infedeltà a seguire il solco della bellezza che hai incontrato.
Ma la bellezza più grande di seguire Cristo, il nostro essere crsitiani, é proprio che non c'entra la coerenza, il fatto di constatare continuamente la nostra incapacità. E' invece credere all'Amore che ha già salvato anche le nostre contraddizioni e seguirlo. Ricominciando ogni giorno, ogni momento.
E così può essere meeting 365 giorni all'anno, passo dopo passo, momento per momento, giorno dopo giorno.
Ricominciare nell'attimo presente della vita.
E, in questo modo, farsi santi.

Posta un commento