Meeting/Day two

12:48 / Pubblicato da Paolo Vites /

Qua nel bunker oggi, primo vero giorno di Meeting, ma secondo giorno per chi scrive, il caldo è osceno. Il boss della Fondazione ci sfotte quando passa di qui chiamandoci “albanesi”: “Come va a Tirana?”. Ogni tanto viene qualche esperto del Meeting a cercare di far funzionare i condizionatori ma niente da fare. Solo verso le nove di sera ci portano un pinguino gigante. Domani andrà meglio – oggi per chi scrive e legge. Giornata memorabile comunque quella di oggi al Meeting. Non da tutti i giorni vedere un gruppo di ragazzi ugandesi più neri del nero fare un coro di canti alpini. Una volta tanto, invece di importare noi occidentali mode terzomondiste che sappiamo solo rendere ridicole o ideologiche, degli africani hanno importato una cosa bella (nostra) a casa loro. E il risultato è commovente. Come sono state commoventi le loro testimonianze nell’incontro che ha preceduto i canti afro-alpini. Okello, ad esempio, racconta di quando ha rifiutato l’offerta di un importante azienda islamica che gli proponeva di andare a lavorare in Dubai: un sacco di soldi di stipendio e anche sette vergini in offerta. Non so quanti occidentali avrebbero rifiutato una offerta come questa. “Non sei un uomo come fai a fregartene di sette vergini” gli dicono i suoi amici. A lui non interessa, lui ha incontrato qualcosa di meglio, ha incontrato le parole di don Giussani tramite i suoi nuovi amici. Nel pomeriggio un altro incontro memorabile, quello con la presidentessa d’Irlanda, bella e simpatica, guidato dal mio amico John Waters. Che ha i capelli sempre più lunghi, John, quelli che gli restano, comunque ne ha più di me. In giacca e cravatta fa un bel figurone e quei capelli mi sembra siano così lunghi non per un vezzo esteriore ma quasi a ricordare il passato da cui John arriva, quello di brillante giornalista rock finito alcolizzato (giornalista rock, alcolismo…. Mmmm parole che mi suonano familiari…) che l’ha segnato malamente e che poi lo ha condotto qua. Al Meeting, dove anche lui ha “incontrato” don Giussani. E’ incredibile che incontri sta facendo il Gius da quando è morto. I capelli di John come testimonianza, memento, ricordo, perché quello che siamo stati rimane sempre con noi, nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene, adesso. Io seguo gli incontri dal video del mio computer qua nel bunker degli albanesi e sorrido. Sorrido quando viene citata una frase del poeta irlandese Cavenagh, “da una crepa troppo grande non passa nessuna meraviglia”, io che ho fatto del mio motto la frase di un altro poeta, Leonard Cohen, che dice, “c’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che passa la luce”. Ma è vero, la crepa non deve essere troppo grande, se no non è più una crepa, ma uno sconquasso, una devastazione. Lasciamo che la luce passi attraverso le piccole ferite, teniamole aperte però queste ferite. Domani magari vado a pranzo con John e gli chiedo se mi scrive l’introduzione per il mio nuovo libro. Giornalisti rock d’altro canto devono aiutarsi a vicenda, di questi tempi che di grande musica rock ce n’è sempre di meno. No? Stay tuned for more Meeting adventures… E guardatevi il tg Meeting questa sera alle 19.30, in diretta.

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