"Questa conversazione che stiamo facendo adesso è già accaduta" mi dice, lasciandomi alquanto perplesso, John Waters mentre ci fermiamo a parlare fuori del ristorante del Meeting dove abbiamo pranzato con alcuni amici del Sussidiario e la redattrice di Traces, la versione stelle e strisce di Tracce. "La mentalità moderna continua a insistere che bisogna guardare avanti" dice ancora il giornalista irlandese che ha ritrovato la fede dopo una esistenza nella corsia di sorpasso, "che il futuro realizzerà i nostri sogni. Non è vero. Passato e futuro esistono solo nel momento presente, è nel momento presente, in questo istante che accade ora che la vita si spiega. Quello che ci stiamo dicendo adesso è già stato pensato e voluto da Dio". Ecco. E io che lo avevo assillato con domande su cosa sarà della mia vita, le mie incertezze e i miei dubbi. Conversazioni che accadono facilmente al Meeting di Rimini, edizione del trentesimo anniversario. Non è un caso che uno degli incontri del Meeting, quello con il figlio del commissario Luigi Calabresi, si intitoli proprio "Il caso non esiste". Questo Meeting mette a dura prova. La fatica è cosa non da poco, specie per chi arriva da giorni di vacanza molle. Fa caldo, molto, e la calca di persone è in certi momenti insopportabile. La coda per visitare le mostre più significative, ad esempio quella bellissima dedicata al Rione Sanità di Napoli e alla novità affascinante che vi è nata grazie a un gruppo di amici, possono durare anche mezz'ora. Poi se fai come noi che ti porti al Meeting una banda di ragazzini la fatica è ancora di più. In certi momenti ti scoraggi pure: ma che ci sono venuto a fare qui dove per cenare ci metto anche due ore e mezza? Il fatto è che il Meeting è come la vita. Non è come le feste di partito o le sagre della melanzana dove ci si va per dimenticare la vita: qui, come dice John Waters, la vita accade, ora. Il Meeting è faticoso e richiede apertura e disponibilità totali proprio come nella vita. Trentamila persone sono piovute giù nel terzo giorno solo per ascoltare Julian Carròn parlare di San Paolo. Il Meeting, come la vita, richiede adesione. E poi fai gli incontri più belli, quelli che ti rilanciano. L'amica che ha lasciato il movimento da dieci anni ma che ancora adesso chiama quel luogo "l'unica casa che ho avuto". Ci si saluta con la promessa di non lasciarsi per strada. Puoi incontrare Vicky e Rose. E alla fine, poco prima di partire, al bar dei "napoletani", incontri don Eugenio che come sempre lascia immediatamente la conversazione in corso per abbracciarti forte. Ecco, è in quell'abbraccio forte che si scioglie tutta la fatica fatta al Meeting e ti senti nell'unica casa che puoi avere. Adesso sei pronto a ripartire, a ripartire da quell'abbraccio che non ti lascia mai, seguendo l'esperienza di un altro. Come diceva Carròn agli esercizi della Fraternità, il Meeting insegna che bisogna "seguire fin quando a un certo punto uno segue se stesso colpito dall'esperienza che fa un altro, perché è così tutt'uno con se stesso che alla fine segue se stesso colpito dall'esperienza di un altro". Paolo Vites E' un momento particolare. Uno di quei momenti in cui la domanda è viva e presente. Io che sono un'ansiosa preferisco che tutto (o quasi...) sia a posto, che non avvengano troppi scossoni. Invece quest'estate 2009 è uno scossone. Mi ha obbligato a cercare di stare in modo serio davanti alla mia vita.... Ed eccoci al Meeting! Sì, può prevalere il lamento (non si portano i bambini al meeting, che caldo, ma quanta gente c'è, che palle tutte 'ste code, ecc) ma poi non si può non guardare a Chi ha permesso tutto questo. A Chi ha permesso gli scossoni nella mia vita. Ho visto bene solo 2 mostre, ho partecipato a 3 incontri e ho speso un pò di soldini in libreria. Poi con i miei amici ho incontrato Rose e VicKy. E poi un amico, anzi, l'amico dell'estate 2009 (perchè attraverso gli scossoni Gesù ti fa incontrare amici nuovi che ti guardano in modo nuovo, come ti guardano i tuoi amici-fratelli più cari, quelli di sempre) mi presenta a Don Eugenio, il prete che mi ha fatto prendere coscienza dell'imminente scossone, e il suo sguardo e quell'abbraccio me lo porto via! Lieta come non mai. In questo momento in cui troppe volte i se prendono il sopravvento sono lieta, perchè certa che "tutto è dove deve essere e va dove deve andare: al luogo assegnato da una Sapienza che - il Cielo ne sia lodato - non è la nostra". E guardo i miei amici, l'amico più caro, l'amico nuovo che col suo sguardo e un regalo mi fa sentire voluta bene, sul serio... e il mio bambino che nonostante i capricci mi ringrazia per averlo portato in un posto dove eravamo tutti amici! Ecco perchè si portano i figli... perchè per loro, le loro vite e gli eventuali improvvisi scossoni desidero solo questo! Cristina Bona
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1 commenti:
Grazie di cuore.
Quest'anno non ce l'ho fatta ad essere presente, con la famiglia, ad un appuntamento che mi appare ormai irrinunciabile; perciò ogni volta che non riesco ad esserci rimane sempre un po' di malinconia di fondo.
Ma basta la comunione d'anima di un amico a farla sparire ed a farti sentire di nuovo come se ci fossi stato anche tu.
Grazie ancora.
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