Che dolore e che barbarie uccidere Eluana. Guardate il mio piccolo Victor. Soffre e offre perché Dio perdoni questo omicidio.
I suoi gemiti sono il grido di un corpo, il corpo mistico di Cristo che ogni istante si offre come ostia di espiazione per le nostre atrocità contro gli innocenti.
Non avrei mai pensato che un tribunale del mio paese potesse raggiungere tanta disumanità, come che ci potesse essere un padre che chiede la morte della figlia. Lo dico con immenso dolore perché io sono di fatto il papà di Victor e di Celeste, di Andrea (tutto deformato di 22 anni e pesa 15 kg), di Cristina e di Aldo.
Guardateli: Eluana è viva e i miei figli sono lei viva.
Post Scriptum (lettera giuntaci poco dopo):
Ecco i miei piccoli “Eluana”.
Il dolore per la barbarie del tribunale e, permettetemi con tutto il rispetto, del padre, è vissuto da me e da queste mie piccole ostie bianche con la coscienza che non esiste condizione che impedisca di affermare, come ci ricorda ogni giorno Carron: “Io sono tu che mi fai... e che anche i capelli dei miei bambini (quasi tutti senza capelli e nel caso di Victor, anche senza cranio e María con un cancro al posto della faccia) sono contati”.
Dio mio che bestie questi giudici! Soffriamo e offriamo perché si ricordino: “con la misura con la quale giudicate sarete giudicati”.
Con affetto
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