La regola

09:43 / Pubblicato da Paolo Vites /

Carissimi amici, molti mi chiedono: “come fai o hai fatto a recuperarti dalla depressione e come puoi affermare che la depressione è una grazia e non una malattia?”. 1. la cosa è molto semplice e drammatica: ho preso sul serio “Il senso religioso” e in particolare le tre premesse. Lì c’è tutto. le ho imparate a memoria e le ho vissute anche nelle virgole. Non ho avuto bisogno né di psichiatri (eccetto uno per questione di pastiglie…ma quando mi ha detto: “mettiti nel lettino” me ne sono andato). Il costante confronto con la Scuola di comunità è stata ed è l’unica terapia. 2. obbedienza totale alla realtà, così come Giussani e Carron ce la spiegano: pane al pane e vino al vino. Bando ai sentimentalismi, emozioni…la realtà chiama e uno o ha l’umiltà di rispondere o va a in rovina. Se la depressione ti fa scappare dalla realtà, uno deve subito chiedere di essere preso dalla realtà. 3. l’abbraccio di qualcuno a cui obbedire come un bambino. Ma qui se non c’è l’umiltà della ragione non accade assolutamente nulla. Per me questo era ed è chiaro, come è chiara la lotta perché l’orgoglio, che è il contrario della realtà, non vinca su di me. 4. una grazia perché tutto ciò che mi permette di mendicare Cristo è una grazia. E, credo, visto la testa dura che abbiamo, non c’è niente come la malattia che può metterci in ginocchio. Certo c’è la bellezza. Ma tristemente per noi è solo un esteticismo per cui non ci muove, non ci piega. Allora benedetto sia il dolore. In fondo il punto è uno solo: o Dio c’è o non c’è. Ma se c’è tutto ciò che ci rimanda a “io sono Tu che mi fai” è grazia. Il mio ospedale è per me il miracolo più grande che ho perché anche i tumori di 1 kg alla mascella dei miei ammalati diventano grazia, cioè incontro con Cristo. Amici, o siamo convinti di questo o è meglio l’anarchia. O Cristo o niente. Ciao P.Aldo Molti ci chiedono di venire in Paraguay per conoscere e vivere ciò che qui accadde. Siamo commossi per tanta grazia e vorremmo che tutti la partecipassero. Però desideriamo umilmente chiarire alcune cose: 1.- Cristo é venuto e ha fatto il cristianesimo. Don Giussani lo stesso, Carron lo sta facendo e noi qui, pure. Allora qualunque luogo é condizione é stupendamente positiva. 2.- La questione é solo una: la familiarità con Cristo. 3.- Questa esige un lavoro: scuola di comunità é essenziale como l'aria. 4.- Seguire i segni inconfondibili del Misterio presenti e indicatici quotidianamente. 5.- Il venire qui é per l'abbondanza della passione per Cristo che ti fa usare le vacanze o il tempo libero in modo differente. E per imparare assieme uno sguardo differente di fronte al dolore e alla morte. 6.- Per questo c'é una regola che é la vita che noi facciamo come proposta per tutti. 7.- Abbiamo una preferenza per quelle persone che come me hanno problemi di depressione... come continuità di quell'abbraccio del Gius... e di lingua spagnola 8.- Per questo motivo chiediamo a tutti pazienza perché noi sacerdoti vogliamo valutare caso per caso, tenendo presente non solo la professionalita, l'etá ma anche l'accoglienza delle regole dell'istituzione. Spero ci comprendiate, ma é perché il venire qui non sia una fuga della realtà e cogliere sempre di più quanto Carron dice. Con grande affetto, i sacerdoti P. Aldo, P. Paolo, P. Daf

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