Magic

14:37 / Pubblicato da Paolo Vites /

“L’attrattiva di una bellezza segue una traiettoria paradossale: quanto più è bella, tanto più rimanda ad altro. L’arte – pensiamo alla musica – quanto più è grande tanto più apre, non conclude, spalanca il desiderio, è segno di altro” Luigi Giussani “Se uno scrittore vale qualcosa, ciò che crea avrà la propria fonte in un reame assai più vasto di quello che la sua mente cosciente può abbracciare, e sarà sempre una sorpresa maggiore per lui di quanto non potrà mai esserlo per il lettore” Flannery O' Connor Come scrittore valgo ben poco, però oggi, a diversi mesi dalla pubblicazione del mio piccolo libro, capisco le parole delle grande (lei sì) scrittrice americana. Mi sorprendo cioè che dalle cose scaturite dalla mia tastiera emerga qualcosa di più grande di me, qualcosa che è passato attraverso di me, qualcosa che non è mio, ma di un Altro. Il mio stesso libro sta diventando una scoperta misteriosa per me stesso. Quando mettevo giù l’ultimo capitolo, pensavo di aver capito tutto. Questo è il diario dei miei primi 46 anni, dove ho fatto e visto di tutto, adesso non mi rimane che stare tranquillo su quello che ho seminato fino ad oggi. Adesso mi accorgo che non è così, prima di tutto perché c’è poco da stare tranquilli. Ogni giorno la vita rimette in discussione ogni certezza, anche quelle che credi più sicure. Poi perché credevo di aver fatto abbastanza incontri in questi 46 anni, e invece da quando questo piccolo libro è in giro, gli incontri si moltiplicano senza sosta. E avvengono attraverso di me, non grazie a me. Gli incontri accadono per il libro e attorno al libro. Ne potrei raccontare a decine, come l’amico di La Spezia, conosciuto su Internet, venuto a Chiavari a cantare un paio di canzoni e che poi mi ha detto: “È stata una serata bellissima... ti ringrazio davvero di cuore: la cosa più toccante è stata che ero tra persone che incontravo tutte per la prima volta e mi sono sentito come se fossi da sempre parte di quella compagnia”. Non certo grazie a me, ma perché ha visto la bellezza di una compagnia, di un popolo, in atto. Oppure il gruppetto di studenti universitari che l’altra sera mi ha invitato a cena per aiutarli a capire come vivere con più chiarezza il nesso tra fede e passione per la musica. L’unica risposta che mi è venuta in mente è stata: “Leggete la scuola di comunità, capirete perché è bello ascoltare Bob Dylan o i Metallica”. Il giorno dopo uno di loro mi ha scritto: “Mi auguro che tu possa esserci da guida per cominciare a essere ‘inquietati’ quando sentiamo una voce particolare”. Certo, ricevere un messaggio di Francesco De Gregori che ti dice “il tuo libro è scritto benissimo, pieno d’amore per la musica vera. Sono orgoglioso di entrarci qualcosa e ti ringrazio” potrebbe commuovere anche il più incallito bastardo. E io, un incallito bastardo, lo sono. Perciò mi sono commosso. Ma mi commuovono di più questi due episodi. Questa ragazza, che per anni mi ha stressato dicendo che voleva fare la giornalista musicale. Non ci è riuscita, per un motivo o per l’altro. L’altro giorno ci siamo visti, mi ha fatto vedere la sua tesi di laurea che presenterà fra poco. L’ho aperta, e vicino all’intestazione, in apertura, c’era una frase presa dal mio libro. E questa cosa ci fa qui, le ho chiesto? L’ho messa perché in questi mesi mi sei stato amico e tra le cose che mi dicevi e quelle che scrivevi mi hai fatto capire la strada per il mio destino. E quest’altra, mai incontrata prima di persona, che dopo una presentazione mi ha detto: “Che bello lo slancio e la libertà con cui incontri le persone: quello che racconti è la possibilità di respirare a pieni polmoni. Di credere che ogni cosa che il Signore ci ha messo dentro e ogni cosa e persona che ci fa incontrare è veramente per noi”. Questa evidenza che si comunica non può accadere perché la facciamo accadere noi. Mi conosco troppo bene, non ne sarei mai capace. Non sono capace né di slancio né di libertà, ad esempio. Ma accade attraverso di noi, perché quello che abbiamo incontrato è talmente strabordante che è impossibile trattenerlo. Non c’è altra spiegazione. E allora capisco le parole di Flannery O’Connor: ciò che uno crea, se è onesto con la domanda che porta nel cuore, accade nel Mistero e attraverso il Mistero. La mia mente non può neanche comprenderlo. Proprio come le migliori canzoni rock.

1 commenti:

Anonimo on 24 marzo 2009 alle ore 23:08

il bello è proprio che il reame più vasto, che non potremmo abbracciare, ci si fa così prossimo... nelle facce che incontriamo da diventare familiare. Da lì non ti fermeresti più di viaggiare per entrarci sempre più dentro.
Grazie a voi tutti che mi permettete di stare così nella realtà.
ciao!

Posta un commento