Cari amici, Eluana l'abbiamo ammazzata ed ora, in questo momento è morto il mio piccolo Andrès. Aveva 22 anni, pesava 18 kg. Ermanno lo storpio era sano e “perfetto” se paragonato con il mio figlio. Per di più viveva come in uno stato vegetativo, mangiando con la sonda. E' morto quando abbiamo fatto morire Eluana. Sono qui a fianco del suo cadaverino. Sarà un problema metterlo nella bara per il suo corpo tutto deformato. Lo guardo ma oggi i miei occhi, il mio cuore sono duramente provati, come lo sono tutti i giorni vedendo morire tutti i miei figli che arrivano qui. Più di 600 in quattro anni e mezzo. Solo chi ha perso un figlio può capirmi. O meglio chi ha perso un figlio avendo il cuore innamorato di Cristo. E' un dolore come quello della Madonna ai piedi della croce, ma pieno di pace. Sento il cuore piegato anche fisicamente e nello stesso tempo vedo le porte del paradiso aperte. Andrès è morto circondato da noi, in ginocchio al suo fianco, celebrando la Messa. La sua agonia lunga e dolorosa. I suoi gemiti mi soffocavano le parole della Messa nella gola. Vedere per la seicentesima volta morire un altro figlio. E' sempre un dolore nuovo e profondo. E' sempre rivivere il Mistero della morte e risurrezione di Cristo. Molti mi chiedono: ma come fai a resistere? Cosa ti risponderebbe un padre, innamorato di Cristo? Ecco lì è il cuore di tutto. E' vivendo la realtà di cui il dolore vissuto dentro un abbraccio come quello che Giussani ha avuto per me, che si trasforma in una porta che ti introduce nel cuore di lei, dove scopri la bellezza del Mistero che mediante la morte ti porta con sè per poterlo vedere “in faccia”. Il corpicino freddo di Andrès è qui al mio fianco. Ci starebbe in un sacchettino. Ma lui, Andrès è il mio Gesù in braccio alla Madonna ai piedi della croce. Che bello questo suo corpo che per tanto ho adorato in compagnia dei miei amici medici e tutto il personale. Come vorrei che Eluana in questo momento avesse la stessa compagnia che ha il mio Andrès. Amici cosi Eluana è come ci dicesse; “abbiate il coraggio di guardare in faccia la realtà...riprendete il capitolo X del Senzo Religioso....è l' unico cammino perchè non abbiamo da seguire uccidendo la realtà di cui ogni uno è il cuore”. I miei figli che muoiono, i miei bimbi completamente muti per la malattia, tutti con il sondino per poterli alimentare.....sono tutti piccole Eluana....e mi rimandano al Mistero fatto carne in loro. Loro sono Gesù nella croce. Ma capite cosa vuol dire per me e perchè vi scrivo in un certo modo....che può infastidire chi non è padre, chi non ha mai perso un figlio...chi è borghese. Si può stare davanti alla morte di Eluana come stiamo normalmente davanti alla realtà: distratti. La verginità è una pienezza di paternità e maternità con una ferita che si rimarginerà solo nel mio incontro definitivo con Cristo. La Verginità esige le stimmate del cuore e solo così diventa la forma più alta di dolore, di amore e di gioia, di paternità. Che Eluana ci perdoni il poco amore alla realtà, il poco senso del Mistero che viviamo e che Andrès ci doni la grazia di morire come lui: in compagnia di Gesù, Giuseppe e Maria. La compagnia di chi ci vuole bene. Lo affido alle vostre preghiere. Domani lo porterò con me al cimitero. Mi viene in mente quella donna dei Promessi sposi che usciva di casa con il suo piccolo morto per peste in braccia... Anche il mio Andrès e così piccolo e riposerà fra i tanti miei figli morti in compagnia di questo povero peccatore e dei miei amici. Vorrei tanto che fosse sempre lo stupore a muoverci, perchè solo cosi scopriremo che la realtà è provvidenziale per cui Eluana ed Andrès diventano cammino al riconoscimento del Mistero. Termino questa mattina la lettera. Ho dormito poco e neanche il sonnifero non ha servito a niente. O meglio ha servito perchè la prima cosa fatta stamani è stata quella di confessarmi, perchè, essendo il corpo mistico di Cristo tutti siamo responsabili dell' accaduto a Eluana.“Datemi 4 persone innamorate di Cristo e metterò a ferro e fuoco l' Italia” diceva Santa Caterina. Dio voglia che siamo fra questi. Con affetto, P. Aldo
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