Una trattoria di provincia, una cameriera resta colpita da un gruppo di clienti, scrive loro una lettera. Altro non è che un documento di come accade il cristianesimo,di come si trasmette. Con esso una speranza per sè. Non è solo merito di una sensibilità particolare,di buona educazione,neppure di passione per le rivendicazioni di classe. Solo un umanità cambiata, educata, trasfigurata da un amore più grande di ogni cosa, è capace di una passione per tutto e tutti, ogni gesto anche il mangiare diventa occasione per testimoniare la Bellezza incontrata che sola può cambiare il mondo .Una cosa dell'altro mondo in questo mondo. (dal blog: Affezione alle circostanze)
Gentilissimi signori ...,
so per certo che ricevere una lettera da me vi apparirà parecchio strano. Beh vi assicuro che è più strano per me scriverla. E so che sarò ancor più imbarazzata quando ve la consegnerò,per non parlare di quando vi rincontrerò la volta dopo,con la consapevolezza che l'avete letta. Vi starete domandando il motivo di questo gesto......In effetti me lo sto domandando anch'io. Non lo so,non l'ho mai fatto prima d'ora. Non mi è mai capitata la necessità di esprimere a dei clienti,con cui tra l'altro la confidenza è minima,quello che penso di loro. Ma quest'anno ho voluto cogliere l'occasione del Natale per farlo. Prendetelo come il mio personale augurio. Sono quasi sette anni che lavoro in trattoria, ed è tanto che vi osservo. Ne ho conosciuta di gente qui,di ogni genere. Ci sono stati clienti a cui mi sono affezionata tantissimo, al punto da piangere quando ho saputo che andavano via. Clienti la cui presenza mi infastidiva,altri che ho disprezzato,altri che mi lasciavano indifferente. E poi voi;una categoria a parte. Poche volte ho incontrato,anche fuori dal lavoro,persone così. Io vi stimo,vi apprezzo in modo tale che ogni tanto mi stupisco di come una ragazza con il mio carattere riesca a non dimostrarlo. Vi ascolto quando parlate, so che non dovrei farlo,so che sono invadente perchè sono affari che non mi riguardano......ma ascoltare i discorsi dei clienti è il mio passatempo durante il lavoro. Vi ascolto con grande interesse perchè quello che dite è sempre maledettamente intelligente. Vi ascolto quando parlate dei vostri viaggi,quando raccontate episodi accaduti negli incontri con culture diverse;rimango stupefatta quando vi sento parlare al telefono lingue sconosciute. Mi piace sentirvi parlare anche per la forma :è bello sentire usare congiuntivi e condizionali al posto giusto. Ma forse della vostra parte intellettuale avrei potuto stufarmi prima o poi. Ed è qui che entra in gioco il resto. Voi mi fate ridere, ed è un divertimento diverso a quelli che sono solita vivere lì. Per capirci le vostre non sono mai chiacchere da bar,non c'è mai volgarità, mai banalità. Voi non avete idea di quanti ricordi io abbia di voi. Dei vostri commenti quando le cose che ordinate sono finite,dei vostri disegnini sui tovaglioli di carta......Di quando uno di voi era a pranzo con un signore straniero e,non sapendo come spiegare cosa fosse il sugo alla zingara,ha improvvisato una canzoncina con balletto per ricordare gli zingari. Potrei riempire pagine numerando ciò che ricordo di voi .Ma non è il caso ,non è finita. C'è dell'altro. Seppure ,e lo dico senza falsa modestia,io abbia una buonissima considerazione della persona che sono,spesso il rispetto della gente è poco di più di quello che si riserva ad una pezza da piedi. Molti,e parlo di quel secondo gruppo composto dai"grandi",mi considerano quella che porta i piatti. Non mi vedono come una lavoratrice che presta un servizio ma che oltre il lavoro è qualcosa di più. Mi offende quando si stupiscono di un mio disegno,o intervengo in una discussione,su loro richiesta,dico qualcosa di intelligente e il mondo sembra fermarsi finchè loro si capacitano che la mia cultura è maggiore di quella che si erano immaginati. Ci sono volte che vorrei gridare loro:<
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