Ring of Fire

13:04 / Pubblicato da Alessandro /

Frasi tratte da un libro: «La vita di Cash diventò caratterizzata da uno spirito di gratitudine. Sentiva che aveva avuto una vita benedetta e non ne avrebbe cambiato un solo minuto». «Alla fine Johnny ha realizzato il sogno di vivere una vita che semplificasse il potere della redenzione. Ha combattuto la battaglia giusta. Ha partecipato alla gara. Ha mantenuto la fede». A chi chiede “ma chi è questo Johnny Cash”? la risposta non è “un uomo religioso, un monaco”, bensì “un cantante americano, uno dei più famosi per giunta”. Un cantante country, che ha vissuto con la chitarra in una mano e la Bibbia nell’altra. Un uomo che ha vissuto il successo totale condito di alcool e anfetamine, che mille volte è caduto e mille si è ripreso, sempre cercando di rendere grazie a Dio. Tutto questo, storia e risvolti umani, è contenuto in uno dei più bei libri musicali che mi sia capitato di leggere: Johnny Cash, la vita, l’amore e la fede di una leggenda americana (Ed. Kowalsky; titolo originale: The man called Cash). Scritto da Steve Turner, già autore di Paperback Beatles e di Conversations con Clapton, il libro racconta la vita di Cash con una partecipazione e una ricchezza di particolari da condurre per mano il lettore-ascoltatore dentro una storia umana di intensità sconosciuta. La storia di questo musicista è già stata in parte portata sullo schermo in Quando l’amore brucia l’anima, ma il film - con Joaquim Phoenix - si fermava ben lontano dalla realtà storica, non fosse altro perchè concudeva la sua narrazione negli anni Sessanta, nei giorni del matrimonio felice con June Carter. La vicenda musicale di Johnny è nata insieme alla nascita del rock’n’nroll, nei giorni di Elvis e Carl Perkins, si è snodata attorno a canzoni immortali come Folsom Prison Blues e Ring of fire, ha assunto toni di leggenda negli anni Settanta e Ottanta grazie alla sua voce inconfondibile, ed è diventata negli ultimi anni punto di riferimento per musicisti di generazioni più recenti, come Bono (U2), Nick Cave e Trent Reznor.

Il libro racconta e racconta, nella migliore tradizione delle biografie “sul campo”: decine di interviste, testi, ritagli di giornale, citazioni mai supponenti, tratteggiando con partecipazione le ombre e le luci di una figura che negli States è stata influente come quella di Elvis Presley o di Bob Dylan. Ci sono i dischi e i concerti, il folk e il gospel, le amicizie e l’umanità («Johnny Cash è un vero eroe americano. Era di origini umili, come Abramo Lincoln, ed è diventato amico e fonte di ispirazione di carcerati e presidenti. Aveva il dono di far sentire chiunque la persona più importante del mondo»: queste le parole di Kris Kristofferson, cantante country e attore, nella prefazione), le milioni di copie vendute, i soldi sperperati, i 5 figli - John, Rosane, Tara, Kathy e Cindy - amati e a volte dimenticati, c’è l’universo dell’America tradizionale, quella del Sud, che prova a vivere i vecchi valori in una società cambiata, rivoluzionata, un’America che sbatte la testa, che prova a rialzarsi, che prega. L’onestà intellettuale di Turner, l’autore, salta fuori nei capitoli del racconto della fede di Johnny Cash. Una fede totale, continua: i periodi bui, autodistruttivi di Johnny, sono raccontati con accento freddo, come pure le “resurrezioni”, narrate come un continuo ritorno a casa del figliol prodigo. Su tutto la certezza del musicista che le cadute erano le prove per costruire una fede più grande: «Suo figlio, John Carter, riteneva che la sua forza spirituale fosse il risultato di tutte le avversità affrontate. Lui era come Pietro per Cristo. Credo che Dio sapesse che mio padre avrebbe sofferto, che sarebbe caduto, ma vide in lui qualcosa che sarebbe stato un fondamento per molte persone, così come Cristo vedeva qualcosa in Pietro».

Johnny Cash è morto il 12 settembre 2003, a 71 anni, pochi mesi dopo sua moglie. Il Time gli ha dedicato una celebre copertina. Una delle sue ultime parole è stata «Il Signore della vita è stato buono con me». Questo libro ne racconta la storia. Vale la pena leggerlo.

(Walter Gatti da: "Il Sussidiario")

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