Non ci ardeva forse il cuore? Don Luigi Giussani, Desio 15 ottobre 1922 - Milano, 22 febbraio 2005 -Lettera di Padre Aldo -

20:18 / Pubblicato da Alessandro /

Cari amici, “non ci ardeva il cuore mentre lungo il cammino parlavamo con lui?” Si domandavano i due discepoli di Emmaus. Ebbene, alla fine di questi giorni passati in compagnia di Carron, durante l’incontro responsabili dell’America Latina a S.Paolo e il commovente incontro allo stadio con 15000 amici guidati dai miei carissimi amici, gli Zerbini, è quanto vibra dentro di me. Ho rivisto vivo, palpitante, fisicamente presente, don Giussani. Guardando Carron, ascoltandolo, lasciandomi provocare dall’intensità della sua umiltà che ci conduce sempre a quello che Giussani definisce “il criterio oggettivo, infallibile per giudicare tutto, il cuore” era evidente che Giussani stava lì. Che bello: per me Giussani non è morto, anzi, direi che in Carron è più vivo di prima. Ed è il mio cuore a dirmelo, perché ero commosso nel seguirlo, era come quel primo giorno che avevo incontrato Giussani in via Martinengo, era come quando 20 anni fa mi ha tenuto con sé due mesi: la stessa intensità di sguardo, una capacità impressionante di parlare al mio io. Davvero nei miei 62 anni solo Giussani ed ora Carron hanno saputo e sono capaci di parlare così al mio cuore. Uno spettacolo che, avvicinandosi l’anniversario della morte di Giussani, mi fa gridare: Giussani è vivo, più vivo di prima perché adesso quelle parole che avevano soffocato il mio cuore, salvandomi dall’ideologia, hanno in me uno spessore impensabile allora. Allora sentivo la verità della promessa, oggi vedo il lento, inesorabile, progressivo compimento. Amici, che razza di uomo questo amico e padre Carron! E come vorrei che con l’intelligenza dei “piccoli”, con la semplicità dei bambini ci potessimo immedesimare con lui, con quanto ci indica. Ho visto in lui il Giovanni Battista: un uomo che rimanda ad altro, ci indica quei segni inconfondibili del Mistero che sono fra noi. Sono tornato commosso, come ai primi giorni del mio incontro con il Giuss, fino al punto di chiedere ai miei ammalati terminali questa mattina: “amici, da oggi in avanti offriamo i nostri dolori ed anche il sacrificio della nostra vita per questo uomo che davvero è la garanzia per ognuno che quell’abbraccio del Giuss mediante il quale Dio ha cambiato la mia vita, segua vivo”. Come vorrei che quanti hanno la grazia di ascoltarlo di frequente o vivergli al fianco vibrassero come vibra il mio cuore da quando due anni fa l’ho conosciuto prendendo sul serio la sua instancabile ripetizione: “io sono Tu che mi fai” o quella del vangelo “anche i capelli del vostro capo sono contati”. È proprio da quel giorno che è sbocciata anche la grande amicizia con gli Zerbini, un’amicizia piena di chiarezza, di tenerezza che ha spinto loro a venire ben due volte a visitarci e a P.Paolino con 4 ragazzini fare 50 ore di corriera per partecipare al grande gesto di domenica scorsa allo stadio. Amici, uno spettacolo di fede che, credo solo nel Medio Evo era possibile vedere, quando un re aderiva alla fede, tutti aderivano, così come erano, grandi peccatori. Davvero ho rivisto il cuore del Movimento, della libertà. Dopo anni di stanchezza, di rischio di vivere di ricordi, oggi a 62 anni comprendo, vedo che Giussani è vivo ed è vivo se seguiamo radicalmente Carron, assimilandoci con il suo modo di vivere Giussani. La paternità umana di quest’uomo, che ha come centro l’io, la realtà, il cuore umano, commuove e sconvolge tutti. Comeè successo venerdì mattina quando con gli Zerbini ho incontrato il cardinale di S.Paolo e alcuni fra i più importanti Rettori universitari della città. Amici, volevo solo “festeggiare” con voi la certezza che Giussani vive e che quanti seguono con intelligenza Carron toccano con mano questa verità: siamo più felici, più contenti. Mentre chi vive di nostalgia è triste. Un abbraccio P.Aldo

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